Lo sbilanciamento verso bond e titoli di Stato continua a dominare il mercato italiano dei fondi. Ma, per Maione di Franklin Templeton, inseguire il Btp o combatterlo non serve: meglio presidiare i segmenti scoperti
Un maggiore orientamento alle obbligazioni e in particolare ai titoli di reddito fisso domestici, tra i quali spicca quasi incontrastato il Btp. È la fotografia del fenomeno che, forse più di tutti, contraddistingue oggi l’industria italiana del risparmio gestito: il cosiddetto ‘home bias’. A scattarla, l’ultima edizione dell’Osservatorio Sottoscrittori, il rapporto annuale con cui Assogestioni monitora dinamiche e stato di salute del mercato dei fondi comuni d’investimento.
La ricerca, presentata dall’associazione degli asset manager al Salone del Risparmio 2023, ha infatti mostrato come i risparmiatori della Penisola siano più esposti della media internazionale ai bond (a maggior regione se i veicoli di cui detengono le quote sono italiani). E come spingano le case ad assecondare la loro inclinazione attraverso portafogli sovrappesati su questa asset class. Una caratteristica che non tutti, però, interpretano in maniera necessariamente negativa, neppure gli asset manager internazionali. Fra gli esponenti di questa corrente di pensiero c’è Gianluca Maione, responsabile della divisione Intermediary Sales per l’Italia di Franklin Templeton, secondo cui la tendenza non va contrastata né assecondata ma utilizzata come leva per sviluppare strategie commerciali che siano complementari.
Gianluca Maione, head of Intermediary Sales per l’Italia di Franklin Templeton
La ricerca realizzata dall’Ufficio Studi di Assogestioni ha innanzitutto restituito l’immagine di un’industria in salute. “Il campione analizzato rappresenta la quasi totalità dei fondi italiani nel 2022, per un valore di 180 miliardi di euro”, afferma il Senior Research Analyst Riccardo Morassut. Che aggiunge: “Considerando anche il 65% di copertura sui prodotti esteri (220 miliardi), il patrimonio intermediato raggiunge i 400 miliardi su un mercato complessivo di 520”. Un dato che corrisponde a 11,5 milioni di sottoscrittori, gli stessi del 2021, nonostante nel mezzo ci sia stato uno dei periodi più difficili per i mercati finanziari. Ed è in questa esatta cornice che vanno inquadrati i dati relativi alla passione per il reddito fisso di casa. A partire da quelli sull’asset allocation e sulla composizione di portafoglio.
Tra i veicoli nostrani, infatti, prevale l’investimento in fondi flessibili (42%) e obbligazionari (26%), due categorie che nel campione generale valgono rispettivamente il 27% e il 28%. Ridotta a un’incidenza di appena il 10% è la componente azionaria, alla quale risulta invece destinato il 24% delle risorse nell’osservazione generale. A giustificare il divario tra un dato e l’altro, il peso crescente assunto …
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