Tassi, verso una divergenza USA-Europa
Il programma di Trump potrebbe riaccendere l’inflazione e a quel punto la Fed sarebbe costretta a fermarsi. La BCE, invece, continuerà a tagliare. Tra un anno il costo del denaro sarà molto più basso
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Più azioni e materie prime, meno obbligazioni e liquidità. Gli asset manager sono sempre più ottimisti per quanto riguarda la crescita economica globale e sono tornati ad aumentare la loro esposizione al rischio. È quanto emerge dall’ultima Fund Manager Survey di Bank of America, che mostra come il sentiment dei gestori sia il più rialzista da gennaio 2022 e continui ormai da mesi il suo cammino di ripresa. Da sottolineare che l’indagine è stata svolta fra il 5 e l’11 aprile, prima dell’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente.
L’ottimismo è dato dal fatto che la maggior parte dei 224 money manager intervistati, che gestiscono complessivamente un patrimonio di 638 miliardi di dollari, è convinta che l’economia globale accelererà. Se ormai l’ipotesi recessione risulta improbabile per il 78% degli intervistati (erano il 65% a marzo), il 36% di essi scommette su un ‘no landing’, mentre quelli che vedono un atterraggio duro o addirittura una recessione sono appena il 7%. Il 54% si spetta invece un ‘soft landing’. Da segnalare anche che il 50% dei rispondenti vede l’economia europea migliorare, contro il 21% del mese scorso: si tratta della percentuale più alta da luglio 2021.
Sebbene l’inflazione vischiosa resti la sorvegliata speciale anche degli asset manager, il 46% stima che la Federal Reserve procederà con due tagli dei tassi nel 2024, mentre il 27% ne prevede tre e il 3% quattro. Appena l’8% degli intervistati è convinto che esista la possibilità di una sola sforbiciata quest’anno.
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Viste le aspettative, non sorprende che in aprile la liquidità sia scesa al 4,2% del patrimonio gestito dal 4,4% di marzo. I money manager hanno anche ridotto la loro esposizione alle obbligazioni. Ora risultano sottopesati del 14%: un calo di 20 punti percentuali su base mensile, il più consistente da luglio 2003. Nel complesso, l’allocazione nel reddito fisso ha toccato questo mese il livello più basso da novembre 2022.
Di contro, gli gestori hanno fatto incetta di azioni, aumentando la loro esposizione all’equity di sei punti percentuali, fino a raggiungere una posizione di sovrappeso netto del 34%, il massimo da gennaio 2022. Stesso discorso per le commodities: l’allocazione alle materie prime è schizzata di 20 punti percentuali rispetto a marzo, registrando il più consistente aumento mensile di sempre. Di conseguenza, i fund manager sono ora in sovrappeso (per la prima volta in cinque mesi) in questa asset class dell’11%.
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