La banca fintech punta a integrare la piattaforma di consulenza con questa tecnologia per fornire ai professionisti analisi dettagliate e report su misura. Obiettivo: un servizio di qualità molto più elevata
Mauro Albanese, vice direttore generale e direttore commerciale rete PFA & private banking di Fineco
Se c’è un dato che torna in mente, pensando al lavoro delle reti di consulenza lo scorso anno, è la raccolta del risparmio gestito. Non solo il 2024, secondo Assoreti, è stato uno dei migliori anni di sempre ma i flussi su fondi comuni, gestioni individuali e prodotti assicurativi e previdenziali hanno registrato volumi di raccolta nove volte superiori a quelli osservati nell’anno precedente, per un ammontare totale di 25,4 miliardi di euro. Se ne sono accorti anche in Fineco. Lo scorso anno la raccolta netta è salita a 10 miliardi (dagli 8,8 del 2023) grazie anche alla componente gestita, che da sola ha superato i 4 miliardi. Contemporaneamente, la raccolta in amministrato è diminuita a 4,8 miliardi da oltre 8 del 2023. “Questo significa che è in atto una trasformazione verso il gestito innescata principalmente da una ricerca di maggiore diversificazione da parte dei risparmiatori”, spiega Mauro Albanese, vice direttore generale e direttore commerciale rete PFA & private banking di Fineco. “Un dato che aiuta a definire quanto sta avvenendo è l’accelerazione del numero di nuovi clienti, che hanno superato i 150mila nell’anno con una crescita di quasi il 30%, particolarmente marcata sulla clientela di fascia alta. A gennaio questa tendenza si è ulteriormente rafforzata, al punto che il mese si è rivelato il migliore di sempre per Fineco con quasi 19mila aperture di nuovi conti”.
Restando sui numeri, non c’è dubbio che sono prevalsi gli investimenti netti sul reddito fisso. “Il mercato obbligazionario ha esercitato un’attrazione particolare sui risparmiatori: abbiamo calcolato che i clienti Fineco hanno acquistato negli ultimi due anni circa 14 miliardi di titoli governativi”, rivela Albanese. “Molti di questi sono prossimi alla scadenza, in uno scenario che vede i tassi di interesse in discesa e un riequilibrio dei portafogli necessario. Credo sia una grande opportunità per i consulenti, che hanno la possibilità di realizzare quel ribilanciamento delle asset class sempre più necessario per avvicinarci all’esperienza dei paesi più avanzati”.
I tre passi di Fineco (verso il futuro)
Alcuni importanti passi verso una consulenza del futuro si sono già compiuti. Come afferma Albanese, c’è stato “un primo cambio di paradigma nel modo di investire dei risparmiatori italiano con la digitalizzazione che ha favorito l’interesse verso i mercati e l’educazione finanziaria”. L’evoluzione successiva è arrivata con la crescita dell’inflazione “che ha aumentato la consapevolezza sull’importanza di preservare il potere d’acquisto. In questo contesto la nostra piattaforma è un riferimento per chi cerca un servizio di consulenza di qualità, in grado di offrire soluzioni efficienti e convenienti”, aggiunge. Il terzo elemento è il crescente interesse verso la consulenza evoluta, “un modello in cui abbiamo creduto per primi e che oggi viene utilizzata da oltre il 98% dei nostri consulenti. Siamo convinti sia destinata a diventare il futuro della professione, perché aumenta la trasparenza e rafforza così il legame tra cliente e consulente”.
Non è un caso, perciò, se per il vice direttore generale il quarto passo ha a che fare con l’AI. “L’intelligenza artificiale renderà la gestione puramente finanziaria degli investimenti sempre più una commodity” afferma. “Si tratta di una grande opportunità per il professionista che avrà modo di concentrarsi maggiormente sulle esigenze dei clienti e del loro contesto familiare, ampliando le proprie competenze e innovando il metodo di lavoro con l’obiettivo di rafforzare la relazione”.
In questi mesi (e nei prossimi) il lavoro più ingente di Fineco riguarda proprio l’integrazione della piattaforma di consulenza con applicativi di intelligenza artificiale. La banca fintech punta all’algoritmo, convinto che l’AI possa aiutare i professionisti a fornire un servizio di qualità molto più elevato, fornendo analisi dettagliate e reportistica personalizzata. Nel frattempo, però, si investe anche sulla formazione professionale. “Vogliamo continuare ad ampliare e rafforzare le competenze della rete in tutti gli ambiti della consulenza patrimoniale, attraverso dei percorsi specifici che abbiamo creato in tema di pianificazione successoria, asset protection, corporate finance e gestione del patrimonio immobiliare”, continua Albanese.
Puntare sull’AI significa anche puntare su una rete piuttosto giovane. “La nostra rete di consulenza ha superato la soglia dei 3mila professionisti, confermandosi al primo posto per percentuale diunder 35”, assicura il manager. “Iniziative come il Progetto Giovani, che stiamo costantemente migliorando negli anni, ci aiutano a portare nuova linfa la nostra squadra, ma continuiamo anche a selezionare profili senior con un approccio imprenditoriale nei confronti della professione. Poniamo un’attenzione particolare inoltre nei confronti della componente femminile, perché siamo convinti che la diversità di genere rappresenti una risorsa: per questo è importante coltivare un ambiente sempre più inclusivo e collaborativo. A questo proposito, crediamo che il lavoro in team offra grandi opportunità, migliorando il servizio al cliente e moltiplicando le possibilità di crescita”.
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