Cespedes (Aviva): “Ferrovie, climatizzatori e rinnovabili, dove investo per la transizione energetica”
La fund manager fa i nomi delle aziende in portafoglio più attente al cambiamento climatico
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Nel bel mezzo dell’emergenza post Covid, con i mercati in tempesta e preda di una alta volatilità, diversificare gli investimenti non basta più. È essenziale un “doppio livello” di selezione. Per questo, il fenomeno che si sta registrando nel settore elettrico può rappresentare un interessante catalizzatore per allocare il capitale.
Il mercato dell’elettricità ha, infatti, cambiato pelle. “La transizione energetica basata proprio sulle rinnovabili – spiega Andrea Gilardoni, docente di Management presso l’università Bocconi e Presidente di Agici Finanza d’Impresa – sta portando a una vera rivoluzione in tutto il sistema elettrico facendo nascere nuove opportunità di business, ma spingendo anche operatori storicamente di altri settori ad entrare. Anche il cambiamento tecnologico, in particolare la digitalizzazione, modifica i modelli di business, riduce costi, innalza le prestazioni e l’efficienza del sistema. Ne sono fortemente condizionate le reti, il cui ruolo sta diventando sempre più rilevante a condizione che diventino intelligenti. Insomma, un quadro in costante evoluzione ove le carte si stanno rimescolando e dove è necessario essere fortemente proattivi”.
Per questo, come spiega lo studio di Agici “Utilities e nuove entranti nel settore energetico tra cooperazione e competizione”, ci sono nuovi soggetti, del tutto estranei al tradizionale mondo dell’energia, che stanno facendo di tutto per entrarvi: produttori di automobili come Volkwagen e Tesla, major petrolifere come Shell e Eni che vogliono ampliare il proprio business al di fuori dei limitati confini petroliferi. Ma anche giganti della gdo come Ikea e Marks e Spencer, fondi e big del digitale come Google, Amazon, Microsoft.
“Bisogna operare dei distinguo e tenere presente che si tratta, in tutti i casi, di piani di sviluppo che vedranno i loro risultati a regime nel medio termine”, spiega Daniele Vadori, responsabile investimenti azionari di Finint Investments Sgr. Ad esempio, “Tesla ha sempre utilizzato un approccio sinergico nella produzione di sistemi di accumulo di energia sul fronte domestico e della mobilità. L’azione di Volkswagen sembra voler seguire tale modello dopo l’ingente investimento operato sul fronte green: tale diversificazione aiuterà a ridurre gli eventuali effetti negativi generati delle nuove prospettive di crescita del settore della mobilità, in cui comunque le due aziende vedono il loro core-business”.
L’azione di Ikea non parte da presupposti strettamente sinergico/produttivi, ma da una logica estensione della gamma di prodotti e servizi per la casa, dalla domotica al fotovoltaico, già iniziata negli scorsi anni. “Anche qui – spiega Vadori – gli effetti di breve termine possono mitigare un eventuale riduzione del fatturato sul fronte retail, ma è solo nel medio termine che attività come la partnership nell’istallazione fotovoltaica, su cui l’azienda sta puntando molto, può sortire effetti economici significativi”.
Per quanto riguarda i piani di sviluppo del mercato da parte delle big tech, “sicuramente – spiega Vadori – queste società non scontano un momento negativo e si ritrovano quindi in una posizione potenzialmente più forte nell’arena competitiva”. In ogni caso, per tutti la natura dell’investimento in questi ambiti si basa sulle dinamiche di incentivazione fiscale, piuttosto che sul guadagno in sé sul fronte elettrico puro. Aspetti che fanno ben sperare per il futuro visto che, come spiega Giovanni Cuniberti, Responsabile Consulenza fee-only di Gamma Capital Markets, “la Cina ha introdotto un nuovo piano di incentivi all’auto elettrica (e non), per riavviare l’economia (le intenzioni di acquisto di auto sono in forte crescita nei sondaggi post-Coronavirus); in Germania è in discussione un piano di incentivi che premi i veicoli con basse emissioni di CO2, forse da giugno, con timing perfetto per il lancio della VW ID3, primo modello elettrico in fascia media di portata globale; in caso di vittoria Dem alle presidenziali Usa ci sarà un probabile maggiore sostegno all’elettrico e, infine, gli incentivi possono essere fiscalmente neutri per gli Stati: l’incentivo può compensare le entrate Iva sui veicoli che altrimenti non si venderebbero”. Il business dei nuovi entranti nel settore elettrico potrebbe dunque prendere il volo.
Come approfittarne? “ Tra gli strumenti interessanti a disposizione degli investitori privati – segnala Cuniberti – ci sono fondi, Etf e titoli: il fondo Symphonia Lux Sicav Electric Vehicles; l’Etf WisdomTree Battery Solutions e, sull’azionario, anche Varta e Albemarle (batterie a litio), e Glencore”.