Tutto su Blockchain
Come funziona la Blockchain? Come si lavora con i protocolli del consenso distribuito e gli Smart Contract? Quale futuro emergerà dal mondo delle criptovalute? Il libro risponde a queste e a molte altre domande.
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JP Morgan Chase scommette sulla blockchain, che ha già iniziato a impiegare in alcuni processi delle proprie attività, nella convinzione che si tratti della tecnologia del futuro, destinata a soppiantare quella esistente. La notizia può apparire curiosa, visto che sui bitcoin il ceo Jamie Dimon è sempre stato lapidario: il numero uno di JP Morgan ha infatti a più riprese definito la criptovaluta più famosa al mondo come “una truffa”, dichiarando addirittura che il fenomeno si sarebbe presto sgonfiato (previsione che, va detto, finora non si è ancora avverata).
Ma sulla blockchain, cioè la tecnologia alla base del funzionamento e del sistema di transazioni del bitcoin, perfino l’ipercritico banchiere ha sempre espresso un giudizio positivo, giudicandola qualcosa di ben più concreto della valuta virtuale per la quale è stata creata, e accennando all’interesse di JP Morgan per un suo possibile utilizzo.
Riflessioni che non sono rimaste sulla carta, evidentemente: in occasione di una recente conferenza stampa a Buenos Aires, il chief information officer Lori Beer ha infatti dichiarato che il colosso di Wall Street sta già utilizzando la tecnologia blockchain per semplificare i processi di pagamento e archiviare le informazioni dei clienti. Secondo Beer, “vedremo un uso sempre più intenso e più ampio della blockchain”, che nel giro di pochi anni “rimpiazzerà la tecnologia esistente, con cui oggi convive”.
La banca americana ha brevettato un proprio sistema basato sulla blockchain, denominato Interbank Information Network, che renderà più semplici i pagamenti transfrontalieri. Oggi il sistema che regola tali pagamenti è inefficiente, perché impone che il denaro che viene inviato da un Paese a un altro passi attraverso istituzioni finanziarie terze nel tragitto, imponendo un continuo flusso informativo tra le diverse parti coinvolte da cui però l’utente è tagliato fuori, in un processo che può richiedere anche tanto tempo. Invece con il sistema creato da Jp Morgan e basato sulla blockchain, gli utenti possono verificare i loro pagamenti nei vari passaggi tra le istituzioni finanziarie da cui passano, con una totale tracciabilità (non a caso, Beer ha sottolineato l’utilità di questa tecnologia anche per contrastare il riciclaggio) e trasparenza. In questo modo, si riducono i costi del processo, se ne accorciano i tempi e si consente agli utenti di verificare e tracciare le transazioni sulla blockchain.
Accanto a questo brevetto, JP Morgan ha creato nel 2015 un network open-source, chiamato Quorum, per risolvere i problemi legati alla riservatezza dei dati personali dei clienti. “Stiamo attualmente seguendo diverse strade – ha spiegato Beer – L’applicazione di questa tecnologia al business è più importante della tecnologia in sé. Non perseguiamo soltanto il fine di ridurre i costi, ma anche l’opportunità di sviluppare nuovi prodotti”. E sul bitcoin? Sulle criptovalute la banca non ha cambiato idea, e continua a supportare soltanto asset class regolate e dotate di valore intrinseco.