Secondo Jerome Powell (Fed) è presto per pensare di aver vinto la lotta all’inflazione. Aumenta la probabilità di un ulteriore rialzo negli Usa prima della fine del 2023. Lagarde (Bce): “manterremo i tassi ad un livello sufficientemente restrittivo per il tempo necessario”
Michael Michaelides, Fixed Income analyst di Carmignac
“Per gli investitori che attendono impazientemente la notizia dell’eventuale cambio di politica monetaria, sembra che ci sia da aspettare più a lungo”. Michael Michaelides, Fixed Income analyst di Carmignac, sintetizza così il risultato delle due giorni di Jackson Hole, tradizionale appuntamento di fine estate con la politica monetaria a stelle strisce a cui partecipano economisti e policy makers provenienti da tutto il mondo.
“Politica macroeconomica in un’economia irregolare” era il titolo del simposio di quest’anno e la strada scelta da Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, per domare quest’irregolarità, ma non solo date le dichiarazioni convergenti della presidente della Bce, è quella della continuità nella lotta senza sconti all’inflazione verso l’obiettivo dichiarato del 2%.
“Gli occhi erano puntati su Powell, per avere una conferma dell’imminente cambio di rotta della Fed. Tuttavia, anziché dare il ‘via libera’ all’inflazione, Powell ha indicato la possibilità di ulteriori rialzi qualora la crescita continuasse ad essere superiore al trend o la recente tendenza disinflazionistica si arrestasse. Non riteniamo che la Fed effettuerà un rialzo a settembre, ma la prospettiva di un rialzo a novembre rimane aperta”, specifica Michaelides.
Le attese sugli Usa e le conseguenze per l’Europa
Blerina Uruci, chief US economist di T. Rowe Price
Aumenta la probabilità di un’ulteriore impennata dei tassi Usa prima della fine del 2023 anche secondo Blerina Uruci, chief US economist di T. Rowe Price. “Powell ha osservato che due mesi di dati positivi non sono sufficienti per dare fiducia che l’inflazione sarà su un percorso di discesa duraturo. È emerso chiaramente che non pensa che la lotta della Fed all’inflazione sia finita e che, visti i dati recenti, è molto più probabile che la prossima mossa della Fed sia un rialzo che un taglio”, afferma Uruci, invitando a concentrarsi sulle possibili cause scatenanti di un nuovo aumento del costo del denaro.
“Abbiamo anche appreso due potenziali fattori scatenanti per il prossimo rialzo dei tassi di interesse: segnali di accelerazione della crescita e di un’economia che continua a crescere al di sopra del suo tasso potenziale e segnali che indicano che il mercato del lavoro non si sta allentando ulteriormente e che il processo di creazione di ulteriore allentamento del mercato del lavoro si è arrestato. I commenti di Powell ribadiscono che l’asticella per un rialzo a settembre è molto alta, ma che anche quella di novembre sarà una riunione molto importante”, spiega l’esperta sul punto.
Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price
Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, si sofferma, invece, sulle possibili conseguenze per l’Europa di una Fed che si manterrà con ogni probabilità restrittiva più a lungo rispetto alle attese.
“Il fatto che la Fed continuerà a dipendere dai dati e potrebbe alzare ancora i tassi in risposta alla forte crescita e alla tenuta del mercato del lavoro, mantenendo una politica restrittiva per un periodo prolungato, ha implicazioni importanti per l’Europa e la Bce”, sottolinea Wieladek, che vede nel possibile indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro conseguente ad ulteriori rialzi più un pericolo che un’opportunità per il Vecchio Continente. Se da un lato, infatti, la relativa diminuzione del valore della moneta europea porterebbe un beneficio alle esportazioni, dall’altro significherebbe materie prime, prodotti alimentari e petrolio più costosi con effetti di spinta sull’inflazione. “La Bce potrebbe quindi essere costretta a rialzare nuovamente i tassi o a mantenere la politica più restrittiva più a lungo”, completa il chief european economist di T. Rowe Price.
Un’opzione già paventata da Christine Lagarde, presidente della Bce, a margine di Jackson Hole in cui ha esplicitamente parlato di “livello dei tassi sufficientemente restrittivo per il tempo necessario”.
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