FocusRisparmio | Nov – Dic 2024
Trend socio-demografici, geopolitica e sostenibilità cambiano le prospettive di investimento. Educazione, pianificazione e previdenza per affrontare le sfide inedite del domani
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L’Italia cresce ma non convince. Le stime sull’economia tricolore, con l’Istat che prevede un’avanzata dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025, potrebbero sembrare incoraggianti. Soprattutto se confrontate con quelle della Germania, che secondo il Kiel Institute for the World Economy dovrebbe addirittura chiudere il 2024 con un calo dello 0,1%, per poi far segnare un +0,5% nel 2025. I numeri rispecchiano però le tendenze storiche del nostro Paese, che negli ultimi 20 anni (post-Covid a parte) ha sempre fatto registrare tassi tra lo 0,5% e l’1%. E per Raul Caruso, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, si tratta per di più di cifre che “rimangono basse”, specie se paragonate al deficit nazionale. La regola d’oro, spiega infatti l’accademico, è che l’espansione dell’economia può sostenere il debito solo se superiore al deficit. “L’anno scorso questa grandezza in rapporto al Pil è stata superiore al 7%”, prosegue, “quindi è evidente i ritmi di crescita non possono essere giudicati bene”. “Abbiamo fragilità note da molti anni”, sottolinea ancora Caruso, “e nei conti continuiamo a essere quel tipo di economia che si indebolisce soprattutto per effetto di due fattori: l’incertezza politica e il grande fardello del debito pubblico”.
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Sicuramente abbiamo dei punti di forza. A partire dal nostro settore manifatturiero, con le imprese che continuano a esportare e a beneficiare della crescita mondiale. E poi anche i dati sulla disoccupazione, con il tasso del secondo trimestre è sceso al 6,8%, ndr) sono abbastanza positivi: il mercato del lavoro della Spagna, che in molti vedono come un Paese foriero di ottimismo, vanta numeri molto peggiori. Non però dobbiamo dimenticarci che la nostra è un’economia dipendente dalla Germania, che oggi appare debole …
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