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Previsioni di crescita riviste lievemente al rialzo, ma resta cruciale l’attuazione del Pnrr. L’inflazione calerà all’1,9% quest’anno. Quattro le grandi sfide per il Paese da qui al 2030
Il futuro dell’economia italiana appare meno grigio grazie ad un 2023 archiviato leggermente meglio delle attese e a un’inflazione che dovrebbe continuare a calare. Ne sono convinti gli analisti di Prometeia che hanno quindi lievemente migliorato le aspettative di crescita per quest’anno, prevedendo un’aumento del PIL dello 0,7% rispetto al +0,5% indicato a febbraio. Gli esperti, inoltre, ipotizzano per il 2025 un’espansione dello 0,9%. La stima è uguale a quella diffusa contemporaneamente da EY (che però si mostra più ottimista per l’anno prossimo) ed è perfettamente in linea con i numeri pubblicati il mese scorso dalla Commissione europea. Lontano è invece il traguardo messo nero su bianco dal governo Meloni, che per il 2024 ha pronosticato un’accelerazione dell’1,2%.
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Primo semestre a rilento, Pnrr cruciale
Secondo Prometeia, il contributo degli investimenti negli ultimi quattro anni (sostenuti da politiche fiscali, bonus edilizi e interventi del Pnrr) è stato fondamentale per chiudere l’anno passato meglio del previsto, lasciando così al 2024 un ‘tesoretto’ di crescita non marginale. Per questo è possibile intravedere un profilo di ripresa nel corso dell’anno, anche se bisognerà fare i conti con “un primo semestre ancora cauto”.
L’istituto sottolinea poi che, al netto delle vicende internazionali, lo scenario per l’economia italiana sarà segnato dall’attuazione del Pnrr, con investimenti stimati per 22 miliardi di euro medi ogni anno. E, oltre a ciò, dallo sgonfiamento della bolla negli investimenti residenziali creata dai bonus edilizi. Terzo fattore di crescita saranno infine le scelte delle famiglie: a fronte di un reddito disponibile ancora condizionato dalle oscillazioni dell’inflazione e da politiche fiscali che avranno un’intonazione restrittiva, gli italiani cercheranno di difendere i loro standard di consumo, posizionandosi su elevati livelli di propensione al consumo. Gli analisti stimano quindi che la crescita del Pil tra il 2024 e il 2026 si assesterà su ritmi medi dello 0,8%: i dati sono molto inferiori rispetto a quelli eccezionali registrati negli ultimi anni, ma superiori a quelli pre pandemici.
Sulle prospettive di crescita a breve termine, a incidere saranno anche le scelte della BCE. Gli annalisti Prometeia pronosticano un primo taglio dei tassi a giugno e complessivamente quattro sforbiciate da 25 punti base nel 2024. La FED, invece, posticiperà a settembre l’avvio dell’allentamento, con tre riduzioni quest’anno e altre cinque nei prossimi due.
Le 4 sfide al 2030
Allargando lo sguardo al lungo periodo, da qui al 2020, Prometeia individua quattro sfide cruciali per l’Italia: demografia, debito, digitalizzazione e decarbonizzazione. In particolare, con una società che sta invecchiando più velocemente che in altri Paesi, l’istituto sottolinea che l’incremento progressivo della spesa pubblica, legata soprattutto a pensioni e sanità, avrà un effetto peggiorativo sugli indicatori di rischio dei conti. Guardando al mercato del lavoro, sottolinea inoltre il report, “va ricordato che da qui al 2030 la popolazione in età lavorativa si ridurrà di 1,5 milioni di persone, secondo le nostre previsioni, con la conseguente necessità di sostenere la crescita prospettata del PIL con 700mila lavoratori in più”.
EY: inflazione giù all’1,9% nel 2024
L’Italian Macroeconomic Bulletin di Ey stima invece una crescita dell’1,2% nel 2025 e prevede che il tasso d’inflazione calerà all’1,9% quest’anno e all’1,8% il prossimo (dal 5,6% del 2023). Secondo l’analisi, l’aumento del monte salari reali negli ultimi trimestri si sta traducendo in una leggera ripresa del potere d’acquisto delle famiglie, ma l’elevato costo del denaro e il clima d’incertezza si concretizzeranno in un andamento fiacco degli investimenti privati. Anche per EY resta quindi fondamentale un uso efficace delle risorse del Pnrr, sia per sostenere la domanda nel breve termine che per un impatto nel medio-lungo periodo sul PIL potenziale.
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