Colpita una base militare iraniana nell’area di Isfahan. Ma, secondo l’Aiea, non ci sono danni ai siti nucleari. Sui mercati borse in calo, mentre oro e petrolio decollano. Gli asset manager non credono all’allargamento del conflitto. “Ma serve adeguare i portafogli”
La rappresaglia di Israele dopo gli attacchi di Teheran della scorsa settimana non ha tardato a farsi sentire. Nella notte del 19 aprile le forze del premier Benjamin Netanyahu, probabilmente con l’ausilio di droni, hanno infatti colpito una base militare iraniana nell’area di Isfahan. Un’offensiva che non sembra aver causato ingenti danni né problemi a siti nucleari, come spiegato dall’Aiea e dal comandante dell’esercito locale Siavosh Mihandoust, ma comunque sufficiente ad alimentare i timori dei mercati su una possibile escalation nella regione mediorientale. Intanto l’oro prende il voloe supera i 2.400 dollari l’oncia.
L’attacco all’Iran attributo a Israele è stato al centro dell’apertura dell’ultima giornata del G7 a Capri, con il segretario di Stato Usa Antony Blinken che avrebbe condiviso con i partner le informazioni in possesso degli americani sull’operazione. Scontata, a questo punto, una dichiarazione congiunta dei leader per appellarsi alla “moderazione”. Intanto il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran ha negato le indiscrezioni secondo cui si sarebbe tenuta una riunione di emergenza in seguito al raid, in un tentativo di rimarcare la scarsa entità dei danni subiti. Sul fronte europeo non infine mancato di farsi sentire anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha invitato alla calma: “Dobbiamo fare tutto il possibile affinché tutte le parti si astengano dall’escalation”, ha detto durante una visita in Finlandia”. Poi ha aggiunto: “È assolutamente necessario che la regione rimanga stabile e che tutte le parti si astengano da ulteriori azioni”.
Gestori poco preoccupati. Ma serve adeguare i portagli
Alla notizia dell’attacco i derivati sugli indici europei, tutte in rosso di un punto percentuale a due ore dall’apertura, sono arrivati a perdere quasi il 3%. Una reazione violenta ma che non preoccupa più di tanto Filippo Diodovich, Senior Market strategist di IG Italia, secondo cui le risposte della comunità internazionale sono rassicuranti. “Nelle ultime ore abbiamo tuttavia assistito a dichiarazioni che hanno cercato di evitare l’escalation del conflitto”, ha detto, “senza contare che “non sono stati colpiti obiettivi nucleari e l’Iran non ha minacciato nuove rappresaglie”. Quanto ai portafogli degli investitori, Diodovich sostiene che in una situazione di rischi geopolitici così elevati sia necessario “aumentare l’esposizione su settore energetico ma anche sulla difesa e sulla tecnologia per diminuirla in altri comparti”. Tra le commodities, lo strategist vede favorite soprattutto le quotazioni dei metalli preziosi (oro e argento) e del petrolio.
La corsa di oro e petrolio
Proprio il lingotto continua ad attrarre gli investitori in quanto bene rifugio, con i timori di un allargamento del conflitto che hanno superato i 2.400 dollari l’oncia (+1,5%) e lo hanno riportato sui massimi storici. Una parabola simile a quella che potrebbe interessare il petrolio, in crescita del 4,5% ma destinato secondo molti superare quota 100 nel giro di poche settimane.
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