Al Salone del Risparmio 2024, casse di previdenza e fondi pensione al tavolo con gestori e istituzioni per capire come aumentare il contributo all’economia. Incentivi per 40 miliardi l’auspicio dell’industria. Ma da Freni (MEF) spunta la suggestione: “Un fondo di fondi”
Non solo la CMU e la regolamentazione europea in senso lato. La creazione di un mercato dei capitali davvero competitivo passa anche da un maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali, a partire dai fondi pensione e dalle casse di previdenza, per superare la frammentazione che affligge il nostro Paese. Ecco allora che Assogestioni, in occasione del Salone del Risparmio 2024, ha scelto di dare voce ai grandi player del settore con una conferenza pensata per ragionare su quali interventi possano rendere più attrattiva l’economia italiana in vista della più grande transizione demografica di sempre. Un evento che ha coinvolto anche le istituzioni, rappresentate per l’occasione dal sottosegretario al MEF Federico Freni, accendendo i fari su una suggestione inedita: un fondo di fondi gestito a livello Statale
Un contributo ancora troppo scarso
A introdurre il panel è stata Arianna Immacolato, direttore Fisco e Previdenza dell’Associazione, che ha ricordato come si sia discusso a lungo di un maggiore intervento di tali entità e della necessità di trovare delle soluzioni adeguate. “Nonostante non siano mancate iniziative, il contributo del risparmio previdenziale nel suo complesso è ancora limitato”, ha detto. Poi ha spiegato come l’apporto della previdenza privata abbia coperto appena lo 0,4% del fabbisogno delle imprese contro una media europea del 5%: “Gli afflussi a fine 2022 sono di 13,2 miliardi, di cui 7,9 dalle casse e 5,3 dai fondi pensione”.
I progressi ci sono. Ma servono incentivi per 40 miliardi
A partire da queste riflessioni, si è sottolineato come gli ultimi anni abbiano visto aumentare la consapevolezza e le conoscenze da parte tanto dei finanziatori quanto dei potenziali beneficiari delle risorse ancora inutilizzate. Un’opinione che ha visto Ugo Loeser e PatriziaNoé, rispettivamente ceo di Arca Fondi SGR e responsabile dei clienti istituzionali italiani UBS AM, trovarsi d’accordo con tre direttori generali del comparto pensionistico: Anna Maria Selvaggio di Fon.Te, Alfredo Granata di Inarcassa e Salvatore Cardillo di PreviAmbiente. Tuttavia, non si è mancato di far notare quanto ancora resti da fare per risolvere il problema di frammentazione che limita l’afflusso di capitali al nostro tessuto produttivo e quindi migliorare l’allocazione domestica degli operatori di grandi dimensioni. Ed è proprio in questa prospettiva che l’industria, in uno sforzo di sintesi delle misure necessarie a rilanciare il settore, ha auspicato un intervento del governo nella forma di incentivi per una cifra stimata intorno ai 40 miliardi di euro.
Fresco di pubblicazione del Documento di Economia e Finanza, Freni non ha chiuso in maniera netta alla richiesta degli operatori ma ha provato a declinarla in una prospettiva a sua avviso “più ampia e articolata”. Un primo intervento, dal suo punto di vista, può consistere nell’accentramento degli investimenti attraverso “la creazione di un fondo di fondi che convogli le risorse e coinvolga i player istituzionali”. Sul fronte normativo, l’idea del funzionario è invece che sia inefficace cercare di incentivare a puntare sul Paese “a tutti i costi”: l’approccio, ha spiegato, “deve essere piuttosto quello di rendere attrattivo l’investimento sul piano della massimizzazione del profitto”. Uno sforzo che l’esponente del Governo interpreta non solo nel senso di introdurre leve fiscali a favore di casse previdenziali e fondi pensione ma anche e soprattutto come impegno a intensificare la ricerca. “Se non investiamo nella ricerca il nostro mercato finanziario muore”, ha affermato.
Un tema di finanza pubblica
Freni si è dunque focalizzato sulla necessità di “omogeneizzare i regolamenti degli investimenti dei fondipensione”. Tuttavia, ha fatto notare il politico, “la capacità degli operatori previdenziali è limitata dalla struttura attuale dello stesso sistema pensionistico” Pur dicendosi favorevole a uno spostamento delle prestazioni dal primo al secondo pilastro (cioè dalla previdenza pubblica a quella complementare), il funzionario ha evidenziato la necessità di fare i conti con i vincoli di bilancio pubblico: “Se anche una misura del genere liberasse i 40 miliardi di cui sopra, a quel punto molto di questo denaro dovrebbe essere integralmente impiegato per coprire le perdite dell’Inps”.
L’intervento del sottosegretario si è concluso con una considerazione. Investire in economia reale, secondo lui, significa avere spesso a che fare piccole e medie realtà “piuttosto allergiche alla corporate governance”. Tradotto: gli investimenti in pmi, esclusi quelli di venture capital, soffrono di una cronica mancanza di allineamento alle regole della gestione d’impresa. Su questo aspetto bisognerà agire al più presto, ha detto Freni, tenendo presente anche che “la dicotomia tra risparmio gestito e amministrato deve essere superata”.
La normativa di dettaglio impone la preparazione di una documentazione standardizzata e con un elevato grado di dettaglio. Per i principali effetti avversi (Pai) la disclosure va fatta entro giugno
L’attuale dibattito sulla tensione tra investimento nella transizione, non solo green, e risparmio delle risorse per far fronte alla crisi, non solo energetica, appare sempre di più come un insieme di dilemmi irrisolvibili. Uno sguardo laterale con un padre nobile può aiutare
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio