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Il 74% del portafoglio dei giovani è investito in fondi passivi, il 23% in azioni. Alta la propensione al risparmio, scarso il ricorso alla gestione professionale. L’indagine di Scalable Capital
Risparmiano il più possibile, pianificano guardando al lungo periodo e investono prediligendo soprattutto gli ETF. Sono i giovani italiani fra i 18 e i 34 anni, che contro tutti gli stereotipi si rivelano più lungimiranti dei loro genitori in fatto di gestione del denaro. Lo rivela un’indagine condotta da Scalable Capital, che ha messo a confronto le due generazioni mostrando come quella più giovane si distingua dalla precedente per autonomia e consapevolezza nelle decisioni di investimento e per l’attenzione alla sostenibilità. Anche se in fatto di prodotti, le scelte sono molto simili: spopolano infatti i fondi passivi e, tra i dieci più richiesti, la metà coincide.
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I giovani conoscono il valore del risparmio
Rispetto alle generazioni precedenti, gli under 35 sono i più propensi al risparmio, anche se hanno i redditi e il valore patrimoniale più bassi registrati negli ultimi decenni (inferiore dell’8% nel 2020, secondo la Banca d’Italia, se confrontato con quello del 2006). L’importanza di investire per garantirsi un futuro e provvedere autonomamente alla loro pensione è ben chiara nella loro testa, nonostante nel 2022 il valore medio delle attività finanziarie degli italiani tra i 55 e i 64 anni era di 147.415 euro, mentre quello dei risparmiatori tra i 25 e i 34 anni ammontava a 58.429 euro.
Il 74% del portafoglio in ETF
Se, insomma, il contesto sembrerebbe ostacolarli, analizzando i loro comportamenti si rivelano invece la generazione più propensa agli investimenti, resiliente e lungimirante. Paragonando infatti la composizione del loro portafoglio medio a quello degli over 55 emerge un comune approccio di lungo periodo: diversificazione, adattabilità ai diversi contesti di mercato e scelta di strumenti che offrono protezione del capitale al minor rischio possibile. Entrambe le generazioni, anche se in percentuali differenti, fanno poi un ampio uso di ETF, che rappresentano in entrambi i casi la parte più importante nel mix: 74% per gli under 35 e 59% per i senior. Seguono le singole azioni, rispettivamente al 23% e al 36%, e gli altri prodotti (3% e 5%).
Gli ETF preferiti
Più nel dettaglio, la ricerca fa notare come tra i dieci ETF più richiesti dalle due generazioni, ben cinque coincidano. Entrambi i gruppi prediligono i fondi mondiali negoziati in borsa ampiamente diversificati, come iShares Core Msci World Ucits ETF; prodotti tematici su settori specifici quali l’intelligenza artificiale, l’automazione e la robotica, come Xtrackers Artificial Intelligence & Big Data Ucits ETF 1C, e strumenti dedicati ai mercati emergenti, come Vanguard Funds Plc – Vanguard Ftse All-World Ucits ETF – (USD). La differenza è che i giovani sono più orientati verso investimenti dinamici come azioni in tecnologia, criptovalute o replicanti tematici che riflettono settori emergenti come l’intelligenza artificiale e l’energia rinnovabile. Gli investitori più anziani, invece, tendono ad essere più inclini a puntare sulle materie prime come l’oro, mostrandosi più conservatori.
Scarso il ricorso alla gestione professionale
La grande differenza tra le due generazioni sta anche nel fatto che i giovani sono arrivati molto prima alla consapevolezza dell’importanza di risparmio e investimento. E anche nell’autonomia con cui si approcciano a queste tematiche: a differenza di chi li ha preceduti, infatti, anche per mancanza di disponibilità, difficilmente hanno avuto contatti con consulenti finanziari che li hanno educati e guidati nelle loro scelte. Il loro canale preferenziale sono soluzioni digitali che permettono d’investire somme di piccole dimensioni ma con costanza nel tempo. Gli over 55, cresciuti durante il boom economico, pur riconoscendo il valore delle piattaforme digitali su cui investono con regolarità, spesso le utilizzano come canale parallelo alla gestione professionale.
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ETF, Italia indietro rispetto al resto d’Europa
Nonostante gli ETF siano quindi tra le opzioni d’investimento più interessanti soprattutto per i giovani, il nostro Paese registra numeri inferiori rispetto a quelli del resto d’Europa. Secondo un’altra indagine condotta da Scalable Capital tramite la società di ricerca Appinio su un campione di 6.000 persone non clienti fra i 25 e i 34 anni, equamente distribuite in sei Paesi (Italia, Germania, Austria, Francia, Spagna e Olanda), la percentuale di coloro che investono è del 14,9%, il doppio della media considerando le altre fasce d’età. Attualmente il 5,1% degli italiani investe in exchange traded fund, contro una media europea più che doppia (10,3%). E in Germania, la percentuale di under 35 raggiunge addirittura il 42%.
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