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I dati macro riaccendono i timori per una banca centrale più hawkish. Tensione sui titoli di Stato. Deutsche Bank alza al 3,75% la stima sul tasso terminale
Dopo gli indici Pmi di febbraio migliori del previsto, che hanno certificato la tenuta dell’economia dell’Eurozona, i nuovi dati sull’inflazione di Italia e Germania consolidano i timori degli investitori sulle prossime mosse della Bce. Il contesto dell’area sembra infatti confermarsi di crescita e con prezzi ancora elevati, tale cioè da dare ulteriore slancio a chi spinge per una politica monetaria ancora aggressiva. Prova dell’aria che si respira sui mercati è ancora una volta la tensione sui titoli di Stato, con i rendimenti che continuano a salire e il Btp oltre quota 4,5% per la prima volta da inizio 2022.
In Germania e Italia l’inflazione rimane solida
Per Berlino il dato finale sui prezzi di gennaio si conferma in linea con la lettura flash. L’andamento dell’indice armonizzato all’Ue segna infatti un rialzo del 9,2% anno su anno e del +0,5% rispetto a dicembre. Anche il dato non armonizzato, in modesto aumento, è in linea con la stima preliminare e con le attese degli economisti: +8,7% rispetto al 2022 e +1% rispetto a gennaio. Intanto l’Ifo del Paese segnala che la fiducia delle imprese a febbraio è salita a 91,1 contro le attese di 91,2 e rispetto al valore rivisto a 90,1 di gennaio.
In lieve calo invece il dato italiano, anche se troppo poco per modificare il sentiment. Sempre a gennaio, l’indice tricolore dei prezzi al consumo per l’intera collettività, il Nic, aumenta al lordo dei tabacchi dello 0,1% su base mensile e del 10% su base annua dal +11,6% del mese prima. La stima preliminare dell’Istat era +10,1%, con i tecnici che sottolineano “un netto rallentamento” della corsa dei prezzi. In particolare, la discesa risente dell’andamento delle componenti più volatili dell’indice, fortemente condizionato dall’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati, cioè le tariffe per l’energia elettrica mercato tutelato e il gas di rete per uso domestico. Resta invece ancora forte l’inflazione di fondo, con quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi che accelera da +5,8% a +6% mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile a +6,2%.
La Bce resterà falco
Secondo Federico Vetrella, market strategist di IG Italia, i dati sull’indice dei prezzi al consumo di Berlino e Roma indicano che l’inflazione rimane più solida delle previsioni del mercato. “In Germania le pressioni inflazionistiche continuano a restare elevate a causa degli alti prezzi di energia e alimentari mentre la crescita del Cpi si è estesa anche ad altre categorie di beni. In Italia, invece, il calo del carovita è dovuto al ribasso delle materie prime energetiche nonostante i dati abbiano evidenziato un leggero aumento nella componente di fondo, indice che le pressioni sui prezzi si sono trincerate all’interno dell’economia”, osserva alo strategist.
Alla luce di ciò, per Vetrella gli atteggiamenti aggressivi dell’Eurotower restano del tutto giustificati, anche alla luce del fatto che la presidente Christine Lagarde ha più volte ribadito la volontà dell’istituto di Francoforte di continuare ad alzare i tassi di interesse per frenare la crescita dell’inflazione e riportarla intorno al 2%. “Dal nostro punto di vista, i dati di oggi sono indice che la lotta contro le pressioni inflazionistiche è tutt’altro che vinta e questo potrebbe portare ad ulteriori tensioni sui mercati finanziari. La Bce proseguirà con la sua stretta almeno per le prossime due riunioni per poi valutare un eventuale stop in modo da osservare gli effetti sull’economia”, afferma.
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Dopo Goldman Sachs, che ha rivisto al rialzo le sue stime sul tasso terminale della Bce al 3,50% dal 3,25%, e Morgan Stanley, che lo vede invece al 3,25%, anche gli analisti Deutsche Bank hanno aumentato le loro previsioni, portandole al 3,75% dal 3,25%. Gli esperti della banca tedesca si aspettano ora che Lagarde incrementi i tassi mezzo punto nelle riunioni di marzo e maggio, per poi proseguire con un ultimo rialzo di 25 punti base a giugno, vista la maggiore resilienza dell’economia e del mercato del lavoro e la retorica hawkish utilizzata dai membri del board. La precedente stima parlava invece di un aumento di mezzo punto il mese prossimo e di un ultimo ritocco da un quarto di punto quello successivo.
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