Tassi, verso una divergenza USA-Europa
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Per l’immobiliare italiano si prospetta un momento d’oro, con il commercial real estate a guidare la corsa. Ne sono convinti gli analisti del Team Research Italy di Cbre, secondo cui ci sono diversi indicatori che suggeriscono un ambiente economico favorevole per gli investimenti. Il report ‘Italy on Stage’, realizzato dalla società di consulenza, sottolinea infatti come negli ultimi anni il nostro Paese abbia registrato una crescita del PIL pro capite più elevata rispetto ad altri grandi Stati europei. L’economia tricolore è quarta nel Vecchio Continente per dimensioni, ma nel periodo 2019-2023 si è piazzata solo all’ottavo posto per volume di investimenti nel mattone. Ora però, secondo gli esperti, le attività di sviluppo immobiliare limitate del precedente ciclo economico consentono di affrontare le nuove sfide dei mercati occupier, dove persiste una domanda ancora inespressa.
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“Dai dati emersi possiamo indubbiamente affermare che il commercial real estate italiano offre un panorama d’investimento interessante, con un forte potenziale di crescita, redditività e diversificazione, ma anche un sistema Paese in salute”, assicura Silvia Gandellini, head of Capital Markets di Cbre Italy. Secondo l’esperta, gli asset considerati più interessanti dagli investitori value add e i più attivi sul mercato sono quelli cosiddetti strumentali all’attività che vi si svolge. “Hotels, data center, healthcare, education, student housing e infrastrutture sono ottimi esempi di settori che presentano le migliori opportunità d’investimento”, assicura.
Stando all’indagine, i settori core del mercato del commercial real estate, ovvero l’asset class office e industrial & logistics, presentano fondamentali supportati dalla strutturale mancanza di prodotto di qualità. Quest’ultimo, in particolare, è sempre più ricercato da una domanda occupier che si mantiene solida, nonostante le profonde trasformazioni dovute ai nuovi modi di lavorare e alla normalizzazione della domanda di nuovi spazi per la logistica. Ma il report avverte che il mercato tricolore degli uffici, pur non soffrendo della stessa contrazione della domanda di spazio osservata in altri Paesi, deve comunque innovarsi per continuare ad attrarre talenti. Una dinamica che rende gli uffici contemporanei sempre più importanti per soddisfare le esigenze degli occupier. Nel Vecchio Continente, Milano si conferma il secondo mercato per canone prime di 700 €/mq/anno, preceduta solo da Parigi. Roma si colloca invece all’ottavo posto, risultando il secondo canone prime più alto dell’Europa meridionale, con 560 €/mq/anno.
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Quanto alla logistica, questo mercato ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi cinque anni, con una performance superiore a quella europea sia in termini d’investimenti che d’assorbimento di nuovi spazi. Secondo gli esperti, le prospettive positive sui tassi d’interesse porteranno nei prossimi mesi a una ripresa degli investimenti, soprattutto se si considera la sempre più forte attenzione dei tenant verso asset di alta qualità in grado di soddisfare gli ambiziosi standard ESG e i progressi tecnologici.
In tutti i settori dell’immobiliare vi è infatti una crescente domanda di nuovi immobili a prova di futuro, in grado di supportare le politiche ESG degli occupier e di affrontare i rischi provocati dal cambiamento climatico. Attualmente però emerge una discrepanza tra gli obiettivi Net Zero Carbon degli investitori e degli occupier: solo il 26% dei primi pianifica infatti di raggiungere il target entro il 2030, contro il 41% dei secondi. Fabio Mantegazza, head of Advisory & Transaction Services di Cbre Italy parla quindi di mercato immobiliare in trasformazione, con gli occupier che hanno bisogno di spazi nuovi in grado di supportarli nei propri piani di sviluppo e nel raggiungimento dei target di sostenibilità. “Questo offre agli investitori un bacino di domanda potenziale che, con la normalizzazione dei tassi di interesse attesa, si potrebbe concretizzare in investimenti a grande valore aggiunto”, sottolinea.
Stando al report, ulteriori opportunità possono essere poi ricercate in nuovi territori e in settori emergenti, oppure riscoprendo il potenziale inespresso di altre asset class. Ad esempio, la maggior parte delle città italiane sta assistendo a una costante crescita della domanda di abitazioni in affitto. A guidarla sono soprattutto le generazioni più giovani e gli studenti, a causa anche dell’impiego sempre più frequente dello stock residenziale a fini ricettivi. Ne deriva che il settore living presenta opportunità d’investimento, anche nell’ottica di social value creation, mentre migliorare ed espandere l’offerta ricettiva, e quindi gli investimenti nel settore hotels, rappresenta un modo per accompagnare una crescita più sostenibile del turismo.
Ultimo ma non ultimo il retail. Dopo anni di fermo dovuti alle incertezze post-pandemia e ai timori di una progressiva erosione delle vendite dei negozi fisici provocata dall’espansione dell’e-commerce, il settore presenta ora importanti occasioni. Un esempio tra tutti è il retail out-of-town, tornato a mostrare ottimi dati di fatturati e di footfall, offrendo eccellenti opportunità di investimento grazie ai prezzi ai minimi storici. Secondo il report, i segnali di questa ripresa si stanno già osservando, con un recupero notevole dei volumi messo a segno nella prima metà del 2024.
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