Per il fund manager un sistema così costruito “mette al riparo il portafoglio da errori emotivi o comportamentali”
“Nel mondo della gestione patrimoniale esistono due modelli: il primo è un modello in cui la totale discrezionalità su cosa acquistare o vendere ricade su un singolo gestore; l’altro si fonda su un comitato di investimento in cui le scelte sono prese a maggioranza o per consenso. Ciascuno dei due modelli presenta dei chiari svantaggi a lungo termine. La soluzione è utilizzare un sistema misto che prenda quello che c’è di buono in ognuno di loro”. Così Francisco Rodríguez D’Achille, head of institutional business development di Amiral Gestion, spiega il processo di investimento che caratterizza l’asset manager specializzato nel value investing.
Quali sono gli svantaggi di un modello discrezionale?
Il più evidente è il ruolo che svolge il “pregiudizio” emotivo e comportamentale di una singola persona al momento di prendere delle decisioni di investimento. Siamo convinti che tutti noi, per quanto razionali, abbiamo dei pregiudizi comportamentali che abbiamo sviluppato nel corso del tempo basandoci sulle nostre esperienze e sul nostro bagaglio culturale. Questa caratteristica ineludibile può giocare a nostro sfavore in determinati momenti di mercato.
Meglio allora confrontarsi all’interno del team.
Il lavoro di squadra sicuramente può aiutare a non cadere in errori emotivi o comportamentali. Tuttavia, la struttura dipendente dalle decisioni prese da un comitato di investimento tende a essere abbastanza condiscendente e, generalmente, si nota la mancanza di un dibattito profondo e critico sulle decisioni prese in gruppo.
E allora? Quale sistema utilizzare?
Noi scommettiamo sulla gestione di sottoportafogli. Questo modello combina il meglio dei vari scenari: autonomia gestionale da parte del gestore, ma basata peraltro su un forte lavoro di squadra. In breve, i nostri fondi azionari e obbligazionari puri sono suddivisi in sottoportafogli, ciascuno dei quali è gestito da un responsabile completamente autonomo nella selezione dei titoli. La chiave di questo modello è che il gestore, prima di investire, deve condividere la sua idea di investimento con il resto del team per ricevere un input, delle critiche costruttive o delle opinioni contrarie che mettano in dubbio la validità della sua proposta. Questo ci porta a eseguire un lavoro di analisi molto approfondito su ogni idea di investimento proposta e ci consente di analizzare da svariati punti di vista la stessa tesi di investimento.
In questo modello a chi spetta la scelta finale?
Al gestore, che può scegliere in modo indipendente, senza dover dipendere da consensi o veti da parte del team. Se l’idea risultasse valida, il gestore consoliderà il proprio modello di analisi; viceversa, se l’idea risultasse sbagliata, sarà una buona occasione per imparare e migliorare l’analisi dei fattori per future occasioni. È un processo che si consolida nel tempo e che da noi viene già implementato da più di 14 anni.
Quali i vantaggi di un processo di investimento così costruito?
Con il passare del tempo e il consolidamento del modello, abbiamo capito che questa dinamica ci aiuta a promuovere un approccio critico, autonomo e razionale nei confronti delle società che compongono tutti i nostri portafogli, dando così spazio a dibattiti ricchi di informazioni ed esperienza.
Con l’imminente fine del ciclo e le crescenti tensioni geopolitiche a livello globale, gli investitori sono sempre più alla ricerca di strategie non correlate. Appunti per sfruttare la volatilità come fonte di alpha