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La categoria rappresenta oltre un quinto del mercato Ue. In testa i titoli green (+20%), ma l’adattamento al climate change risulta sotto-finanziato. E sulla reale allocazione dei proventi emergono criticità
La corsa dei bond green, social, sustainability e sustainability-linked continua a essere inarrestabile. Il totale emesso nel 2023 ha infatti superato quota 4 mila miliardi di dollari, arrivando a rappresentare oltre il 20% del mercato obbligazionario europeo. E i titoli verdi sono sempre in testa, confermando la loro maggiore resilienza: da gennaio possono infatti vantare un aumento del 20% rispetto al 2022. È quanto certifica l’ultima edizione del report trimestrale dedicato al settore di MainStreet Partners, che segnala come l’adattamento al cambiamento climatico risulti però ancora sotto-finanziato. Non solo: il data provider londinese ha anche analizzato i resoconti ‘post emissione’, notando come la differenze tra dichiarazioni di intenti e effettive allocazioni dei proventi restino ampie.
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Dati in miliardi di euro. Fonte: MainStreet Partners
Al climate change solo il 7% dei progetti green
In particolare, nonostante l’aumento delle emissioni green, dall’indagine risulta come i progetti riguardanti il processo di adattamento ai cambiamenti climatici effettivi e attesi ricevano appena il 7% del capitale speso in piani verdi. Finendo quindi per essere una delle categorie ambientali meno finanziate. E a sostenere tre quarti di questa allocazione sono gli emittenti governati, mentre i privati valgono solo il 25% del totale.
Il gap dei report post-emissione
Quanto all’uso dei proventi raccolti dalle emissioni, mentre i bond green e sustainability dichiarano di allocare capitali in una media di 4.0 use of proceed (ad esempio l’energia rinnovabile), solo 2.5 iniziative risultano finanziate in base ai resoconti successivi. E la categoria sociale preferita dagli emittenti risulta essere la ‘Sme Finance’, ovvero il finanziamento delle pmi. In questo caso, per ogni euro di allocazione previsto durante il collocamento, lo use of proceed ne riceve 2.2 ex post.
Da sottolineare che, se da un lato alcuni emittenti utilizzano i Gss bond per rivoluzionare i propri modelli di business e segnalare un cambiamento, gli emittenti di tipo utility e quelli che investono in Sme Finance preferiscono allocare i proventi in attività che rappresentano una naturale estensione della loro attività abituale. Tanto che ben il 95% delle obbligazioni di questo tipo emesso dalle utility impiega oltre il 60% dei loro capitali per una sola categoria di use of proceed. Fenomeno che ha come conseguenza una certa penombra a danno di categorie come adaptation, food security e gender equality.
Dati in miliardi di euro. Fonte: MainStreet Partners
L’importanza dei resoconti ex-post per i gestori
Dall’analisi della documentazione emerge anche che guardare oltre alla semplice classificazione di un’emissione, esplorandone l’allocazione dei proventi e l’impatto, fornisce agli investitori applicazioni quantitative e di più facile utilizzo. “Per questa edizione del report abbiamo deciso di fare un passo indietro e guidare il lettore attraverso l’intero processo dell’emissione di un Gss bond: un’impostazione che ci permette di dimostrare con ancora più chiarezza l’importanza dei dati post emissione”, ha sottolineato il research analyst Max Roper. E, poichè disclosure finanziaria e non-finanziaria sono sempre più intrecciate, l’esperto ritiene che i risultati delle analisi post emissione debbano rientrare maggiormente nelle conversazioni di asset allocation dei gestori di fondi Gss bond.
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