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La banca centrale stima un nuovo calo del PIL nel primo trimestre, il secondo consecutivo. Ma assicura che non ci sono segnali di contrazione “nel senso di una flessione persistente e generalizzata”
La Germania non dà segni di miglioramento e potrebbe inaugurare il 2024 in recessione tecnica. La previsione arriva dalla Bundesbank, secondo cui l’industria bloccata e l’edilizia fiacca starebbero contribuendo a una “leggera” contrazione del Pil nel primo trimestre. Sarebbe la seconda volta consecutiva, dopo il calo dello 0,3% registrato nel periodo ottobre-dicembre 2023.
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“È probabile che alcuni fattori di stress permangano all’inizio del 2024. Inoltre, la produzione economica potrebbe di nuovo diminuire leggermente nel primo trimestre. Continuerebbe così la fase di debolezza che dura dall’inizio della guerra d’aggressione russa contro l’Ucraina”, si legge nel bollettino mensile della banca centrale. A pesare, sono anche gli scioperi nel settore ferroviario e dei trasporti, insieme alla forte incertezza geopolitica e ai continui litigi interni alla coalizione di governo. Un quadro difficile che va ad aggiungersi a una domanda estera debole, alla cautela dei consumatori e agli alti costi di indebitamento che, come negli altri Paesi, limitano gli investimenti interni.
Se la previsione venisse confermata, per Berlino si tratterebbe del quarto trimestre consecutivo di crescita zero o negativa. Un trend che non accenna a svoltare e che preoccupa non poco l’intera Eurozona, dove cresce il fronte degli economisti che sollevano dubbi sulla sostenibilità del modello tedesco. Gli esperti supportano la necessità di una trasformazione economica: per molti l’industria pesante, dipendente dall’energia, è ormai fuori dai mercati internazionali.
Mercoledì il ministro dell’economia, Robert Habeck, presenterà la stima del Pil aggiornata per il 2024. E intanto il governo continua a sostenere che non c’è nessuna incrinatura nella strategia economica teutonica. Per Berlino si tratta solo di una tempesta perfetta: a zavorrare temporaneamente la crescita sono gli alti costi energetici dovuti al conflitto, la debole domanda cinese e l’alta inflazione.
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Per il momento, la Bundesbank si limita ad osservare che la debolezza persisterà. E precisa che una recessione “nel senso di un calo significativo, ampio e duraturo della produzione economica non può ancora essere identificata e non è attualmente prevista”. Per gli economisti della banca centrale non ci sono neppure “segnali di un imminente deterioramento evidente del mercato del lavoro a causa della debole congiuntura”. Inoltre, nei prossimi mesi l’inflazione continuerà a scendere anche se, a causa dei diversi effetti base per l’energia e i trasporti pubblici locali, potrebbero verificarsi forti oscillazioni. In particolare, la pressione sui prezzi di generi alimentari e altri beni dovrebbe diminuire, mentre è probabile che nei servizi cali più lentamente “anche a causa della rapida e continua crescita salariale”.
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