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Secondo gli analisti, quella di Parigi sarà una crisi ‘a combustione lenta’: la volatilità è assicurata e lo spread salirà. Ma sul da farsi ci sono view diverse
Mentre resta alta l’attenzione sul caos francese, gli investitori tirano il fiato. La caduta del governo Bernier, il più breve della V Repubblica e il primo ad aver ricevuto un voto di censura dal 1962, era infatti attesa e non ha gettato i mercati nel panico. Anzi, mentre si aspetta che il presidente Emmanuel Macron nomini velocemente un nuovo primo ministro, il premio al rischio per detenere debito transalpino rispetto ai Bund tedeschi è calato marginalmente dai 90 punti base (il massimo dal 2012) toccati alla vigilia del voto di sfiducia. La view della maggior parte degli analisti è che per Parigi sia iniziata in una crisi ‘a combustione lenta’, la quale potrebbe portare a un costante deterioramento del merito di credito sovrano e a una minore crescita economica. Ma sul da farsi non c’è accordo: per alcuni è meglio adottare un atteggiamento cauto nei confronti di Oat e finanziari, per altri un ulteriore allargamento degli spread potrebbe essere invece un interessante entry point.
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Stallo politico almeno fino a giugno
“Le prossime tappe per evitare uno stallo governativo includono la nomina rapida di un nuovo primo ministro, l’approvazione della legge di bilancio straordinaria entro il 19 dicembre e un compromesso sul bilancio 2025”, spiega Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi di Equita, per il quale il percorso sarà tutt’altro che semplice. Dello stesso parere sono anche Thomas Gillet and Brian Marly di Scope Ratings, secondo cui con nuove elezioni legislative costituzionalmente non possibili prima della metà del 2025, è improbabile che il parlamento in stallo faciliti il processo di nomina di un nuovo primo ministro con ampio sostegno politico. “Qualsiasi configurazione plausibile non avrà il necessario sostegno legislativo per affrontare efficacemente il crescente deficit di bilancio e l’aumento del debito rispetto al Pil, senza che nessun partito o coalizione abbia la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale”, avvertono.
Il vuoto politico farà salire deficit e debito
Ne deriva, secondo i due esperti dell’agenzia (che lo scorso ottobre ha declassato il rating della Francia a AA-/Stabile), che Parigi potrebbe trovarsi ad affrontare un periodo prolungato di vuoto politico, caratterizzato da elezioni anticipate e governi di breve durata, almeno fino alle prossime presidenziali del 2027. “L’incertezza a breve termine aumenta il rischio che il deficit continui ad aumentare nel 2025, avvicinandosi al 7% del Pil previsto dal governo in uno scenario di politica invariata, rispetto a un obiettivo del 5% stabilito nella bozza di bilancio. Questo sarebbe il terzo anno consecutivo di slittamento”, sottolineano gli esperti di Scope. Aggiungendo che l’aumento dei pagamenti di interessi netti dal 4% delle entrate nel 2024 a quasi il 6% nel 2029 e la crescita lenta contribuiranno anche a un rapporto debito/Pil più elevato, che dovrebbe toccare il 119% entro il 2029.
Gillet e Marly precisano però che, nonostante queste sfide, il solido quadro istituzionale della Francia fornisce comunque le necessarie garanzie per permettere che una manovra venga approvata l’anno prossimo, con il rinnovo all’ultimo minuto del bilancio 2024 come scenario più probabile. “Anche se il parlamento in stallo non dovesse usare la legislazione di emergenza, il presidente Macron potrebbe attivare poteri di emergenza per garantire la continuità delle funzioni statali”, spiegano. Tuttavia, secondo i due analisti un periodo prolungato di paralisi politica o di instabilità potrebbe essere negativo per il credito se indebolissero significativamente la governance e le prospettive fiscali, anche tenendo conto dei numerosi fattori che supportano il rating creditizio della Francia, come un mercato ampio e liquido per il debito pubblico e la posizione di Stato membro principale dell’Area euro.
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Lo spread Oat-Bund si avvicinerà a quello dell’Italia
Secondo De Bellis, in questo momento i rischi principali e gli elementi da tenere d’occhio per gli investitori sono l’aumento dei rendimenti governativi e una crescita più lenta, in un contesto europeo già in frenata, oltre a eventuali downgrade da parte delle agenzie di rating. “Lo spread Oat-Bund è salito a 84bps, nonostante il livello assoluto dei rendimenti resti relativamente basso. La traiettoria di finanza pubblica prevede una lenta discesa del disavanzo, visto rispettivamente pari a -6.1/-5/-4.6/-4% nei quattro anni dal 2024 al 2027, con un ritorno al di sotto del 3% solo nel 2029”, analizza l’esperto di Equita. Che sottolinea come sul fronte del rapporto debito/Pil, la previsione di Parigi sia di un aumento dall’attuale 112,9% al 116,5% nel 2027, per poi iniziare un percorso di progressiva riduzione. Confrontando questi dati con quelli italiani, e considerando anche la maggiore presenza di investitori istituzionali nei titoli di Stato francesi nonché la maggiore stabilità politica ed economica di Roma, De Bellis si aspetta quindi che lo spread Oat-Bund si avvicini progressivamente a quello tricolore nei prossimi mesi.
Cauti con Oat e titoli finanziari francesi
Più pessimista è Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di Mfs Im, secondo cui non c’è ancora alcuno spiraglio di miglioramento per quanto riguarda la situazione sovrana francese. “Le prospettive politiche appaiono piuttosto cupe, con stime di risultati futuri che vanno da assolutamente catastrofici a semplicemente insufficienti. Questo aspetto è importante, perché continuerà inevitabilmente ad avere un impatto sulla fiducia delle imprese e dei consumatori”, sostiene. Chiarendo che al momento è troppo difficile esprimere una visione costruttiva sul debito sovrano francese. Quanto allo spread, per l’esperto il passaggio al dato a tre cifre potrebbe essere solo una questione di settimane. E potrebbero esserci ripercussioni anche sul credito europeo, dato Parigi ha un peso rilevante come Paese a rischio nell’indice. “In quest’ottica, il nostro team di reddito fisso è orientato a mantenere un atteggiamento cauto anche nei confronti dei titoli finanziari francesi, data la loro potenziale vulnerabilità al deterioramento dei rischi sovrani”, mette in guardia.
Un’occasione per investire
Di parere diverso gli analisti di Amundi, secondo cui questa fase di incertezza politica sta certamente pesando sugli asset francesi, con una volatilità a breve termine destinata a continuare, ma non c’è alcun rischio di contagio. La sostenibilità del debito, assicurano, non è a rischio: l’economia transalpina rimane infatti resiliente e l’inflazione è in discesa. “Il mercato del debito di Parigi è liquido e profondo, cosa che rende i titoli di Stato francesi una scelta preziosa per gli investitori globali”, scrivono gli esperti. Ricordando come tutte le principali agenzie di rating abbiano riconfermato il giudizio di qualità del Paese. Per questo, secondo Amundi, i bond transalpini sono pronti a trarre vantaggio dall’ambiente favorevole per tutti i governativi europei, caratterizzato dal taglio dei tassi della Bce e dal rallentamento dell’inflazione. “Con l’attuale livello di spread che sta già scontando l’incertezza in corso, qualsiasi ulteriore ampliamento potrebbe offrire un punto di ingresso interessante per gli investitori a lungo termine”, affermano. Concludendo che anche le azioni francesi alla fine si riprenderanno, in linea con la crescita degli utili.
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