TFR, solo un italiano su tre ha scelto un fondo pensione
Indagine Moneyfarm: appena il 22% di quanto accumulato dai lavoratori è investito nella previdenza integrativa, il resto è rimasto in azienda. Colpa della disinformazione
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Il contesto d’investimento è migliorato e nei prossimi mesi le asset class che promettono di generare i rendimenti maggiori sono il debito investment grade e il private credit. Ne sono convinti i fondi pensione europei che si preparano ad affrontare il 2024 con cauto ottimismo e avendo ben chiaro dove trovare valore, nonostante ben sette intervistati su dieci prevedano di esternalizzare una parte o la totalità dei loro portafogli. A rivelarlo è la ‘European pension survey: finding opportunity in uncertain markets’ di Goldman Sachs Asset Management, che per la prima volta ha raccolto il parere di 126 manager riguardo a opportunità e sfide future nei mercati pubblici e privati. Mostrando anche come la sostenibilità si confermi un aspetto dirimente nella scelta delle allocazioni.
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Stando al report, il 90% dei gestori dei fondi pensione europei a prestazione definita prevede di aumentare o mantenere la propria allocazione nel debito investment grade e nel private credit. Quest’ultimo segmento in particolare, secondo sette rispondenti su dieci (68%), ha le potenzialità per un aumento dei rendimenti senza un corrispondente incremento della volatilità. Inoltre, due terzi degli intervistati (65%) hanno intenzione d’investire in quest’asset class nei prossimi tre-cinque anni. Più in generale, oltre la metà (il 59%) prevede quest’anno un contesto in miglioramento sui mercati.
Gli analisti di GS Asset Management sottolineano poi come negli ultimi due anni il miglioramento dei funding ratio abbia subito un’accelerazione, con l’indicatore aggregato che attualmente si attesta al 120% per l’Europa e al livello record del 134% per il Regno Unito. Di conseguenza, i gestori si stanno focalizzando sulla gestione della liquidità e sulla riduzione del rischio. Secondo l’indagine, i fondi pensione meglio finanziati stanno allocando una quota nettamente maggiore in liquidità e una minore in titoli azionari dei mercati sviluppati. In particolare quelli con sede nel Regno Unito sono uno dei principali driver dello spostamento verso questa asset class: tutti gli intervistati che operano in questo mercato hanno infatti aumentato o mantenuto invariata la loro allocation. Per quanto riguarda le azioni dei mercati sviluppati, nessun fondo britannico ha in programma di incrementare la propria allocation, mentre il 38% intende ridurla.
La survey, inoltre, mostra che gli investimenti sostenibili sono diventati parte integrante dei fondi pensione europei. Quasi due terzi (63%) vi destinano oltre il 10% del proprio portafoglio e l’87% dei gestori considera gli aspetti Esg un fattore fondamentale o importante del proprio processo decisionale. Inoltre, la maggior parte dei rispondenti (84%) ritiene che l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance nelle decisioni d’investimento possa contribuire a ridurre i rischi di lungo periodo, e oltre la metà afferma che questo approccio può generare alpha. Per quanto riguarda le allocation, l’azionario e il debito investment grade dei mercati sviluppati sono in cima alla lista delle asset class in cui gli intervistati hanno integrato strategie d’investimento sostenibile. Infine, i temi di sostenibilità cui viene data maggiore priorità nei portafogli coprono tutto lo spettro Esg: i rischi di transizione associati al cambiamento climatico sono la priorità principale (75%), seguiti da una buona gestione della governance (61%) e dai diritti umani (49%).
Passando alle criticità di questo 2024, per il 70% dei fondi pensione europei i rischi geopolitici rappresentano la principale problematica per i portafogli. Sul fronte normativo, i requisiti di disclosure previsti dalla Sustainable Finance Disclosure Regulation (58%) e gli imminenti obblighi in materia di stress-test climatici (55%) sono stati citati come gli elementi più difficili da attuare. Caso a sé i Paesi Bassi, dove l’86% dei partecipanti alla survey ha menzionato il nuovo contratto pensionistico come uno degli aspetti normativi più complessi, evidenziando l’attenzione del settore per la transizione dai regimi a prestazione definita a quelli a contribuzione definita.
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In un contesto caratterizzato da requisiti di compliance sempre più complessi, costi crescenti e mercati incerti, l’outsourcing della gestione degli investimenti si rivela uno strumento di grande importanza per la previdenza complementare. Con sette su dieci che hanno esternalizzato una parte o la totalità dei portafogli, i risultati della survey sottolineano come i fondi pensione europei a prestazione definita siano dipendenti dalla gestione in delega. E un trend specifico all’interno del fenomeno riguarda l’Esg: quando ci si affida all’esterno, si cercano professionisti con forti capacità di investimento sostenibile e politiche di stewardship. Quattro intervistati su dieci ricorrono a gestori esterni per sviluppare la loro policy di investimenti sostenibili.
Fadi Abuali, ceo di Goldman Sachs Asset Management International, fa notare come i fondi pensione si trovino ad affrontare un momento cruciale, in cui prospettive economiche incerte si intrecciano a tassi di interesse più alti, percorsi di crescita divergenti a livello globale ed elevati rischi geopolitici. “Prevediamo un continuo aumento delle allocation nel reddito fisso nei mercati pubblici e privati, dal momento che i fondi pensione riducono la loro esposizione ad asset più volatili per privilegiare investimenti più stabili e in grado di generare reddito”, dice.
Céline van Asselt, head of Fiduciary Management Continental Europe, prevede anche un incremento dell’outsourcing nella gestione del risparmio. “Gli amministratori fiduciari devono far fronte a nuovi requisiti normativi, a stakeholder sempre più attivi, a crescenti rischi reputazionali. E le risorse dei fondi pensione non sono cresciute per far fronte a questa complessità”, sottolinea. Precisando come, nonostante l’incertezza, le occasioni mancheranno “per gli investitori che utilizzano un approccio diversificato e attento al rischio”.
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