Per gli asset manager il costo del denaro impiegherà molto tempo a scendere. Ma non ci saranno correzioni eccessive negli asset di rischio. Opportunità nei bond
Le Borse non l’hanno presa affatto bene. Dopo il meeting della Federal Reserve, da cui sono emersi un orientamento ancora decisamente restrittivo e la prospettiva di tassi più alti più a lungo, Wall Street e le piazze asiatiche hanno chiuso in rosso mentre i listini europei hanno avviato la seduta in calo. Se infatti il costo del denaro, come atteso, è rimasto invariato, il dot plot che sintetizza le previsioni dei banchieri centrali si è rivelato più aggressivo del previsto, indicando un nuovo aumento dello 0,25% quest’anno e solto un taglio di 50 punti base nel 2024 (contro i 100 previsti a giugno).
“La crescita del Pil reale è stata molto più resiliente, con conseguenti revisioni sostanziali delle proiezioni economiche dei membri del Fomc”, spiega Tiffany Wilding, north american economist di Pimco. Le nuove stime implicano infatti una notevole accelerazione della produttività e un aumento del tasso di interesse naturale di breve periodo, che riporterà l’inflazione verso il basso senza aumento del tasso di disoccupazione o crescita inferiore al trend. Tuttavia, Wilding si dice preoccupata per la sostenibilità a breve termine del recente tasso di crescita reale del 2%.
“Sebbene sia certamente possibile un soft landing, ossia riportare l’inflazione all’obiettivo senza causare una recessione, riteniamo che la probabilità di recessione sia un ‘testa o croce”, evidenzia. Questo perché la politica monetaria restrittiva dovrebbe rimanere in vigore per un periodo prolungato e rallentare l’attività economica nel tempo. “Gli effetti positivi della pandemia, tra cui l’elevato livello di risparmio delle famiglie, si stanno esaurendo e questo ha probabilmente allungato i tempi di intervento della politica monetaria, ma non li ha eliminati. Le condizioni di credito sono rigide e i costi di indebitamento appaiono più elevati per i mutuatari marginali. Si prevede che le conseguenze economiche di questa situazione si accumulino nel tempo, man mano che il debito viene ridefinito a questi nuovi tassi più elevati”, avverte.
Secondo Alvaro Sanmartin, chief economist di Amchor Is, è probabile che Jerome Powell abbiagià raggiunto il picco dei tassi ma la tenuta dell’economia porta a credere che il costo del denaro impiegherà molto tempo a scendere. “Continuiamo a pensare che nei prossimi 6-9 mesi assisteremo a revisioni al rialzo delle stime sui tassi neutrali”, avverte. Guardando ai mercati, a suo parere la significativa riduzione del numero di tagli previsti per l’anno prossimo si potrebbe far sentire, soprattutto sul fronte della crescita, in quanto esercita una pressione al ribasso sui multipli. “Tuttavia, nella misura in cui questi tassi più alti per un periodo più lungo sono spiegati da un’economia più forte del previsto, pensiamo che non ci saranno correzioni eccessive negli asset di rischio (anche nel credito)”, precisa. Per quanto riguarda le curve dei rendimenti, Sanmartin non intravede grandi movimenti. Anche se nella parte media e lunga della curva vede ancora curve di rischio leggermente più alte che basse.
Proprio sull’obbligazionario punta l’attenzione Jim Cielinski, responsabile globale del reddito fisso di Janus Henderson. “I mercati sono per loro natura orientati al futuro e l’anticipazione dei punti di svolta nei regimi dei tassi e nel ciclo economico offre l’opportunità di raccogliere rendimenti in eccesso. Non siamo ancora a questo punto”, osserva. Colpa delle tante variabili in gioco, dalla rigidità del mercato del lavoro ai rischi geopolitici.
“Come si evince dal rendimento del Treasury a 2 anni, che si attesta al di sopra del 5,0%, il mercato ha fatto i conti con una Fed che si è concentrata sul tentativo di porre fine a questa fase di inflazione. Ma con la probabile fine dei rialzi all’orizzonte, le obbligazioni a breve scadenza presentano interessanti opportunità di rendimento che non esistevano due anni fa”, prosegue Cielinski. A suo dire, gli investitori non avranno bisogno di un cambio di rotta per generare rendimenti in questi punti della curva, poiché ‘higher for longer’ rimarranno le parole d’ordine. Infine, nell’ambito del credito, secondo l’esperto gli strumenti cartolarizzati (come i titoli garantiti da attività, quelli garantiti da ipoteca e i prestiti) hanno scontato un maggiore indebolimento economico rispetto ai crediti societari. Di conseguenza, possono apparire a prezzi interessanti nel caso in cui si materializzi un atterraggio morbido o persino una recessione poco profonda.
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