Vista la resistenza dell’inflazione, il Fomc potrebbe dover rinviare o ridimensionare l’allentamento previsto. Decisivi saranno i dati di aprile. Occhi sulle dot-plot, mentre calano le chance di una sforbiciata a giugno
Tassi fermi e cautela sui tagli. È quanto si aspettano gli investitori dal meeting di marzo della Federal Reserve alla luce di dati su inflazione e prezzi alla produzione che a febbraio hanno mostrato la persistenza delle pressioni del carovita, aprendo la strada a un possibile scenario di stagflazione. L’attenzione sarà quindi puntata sulle nuove stime di crescita e soprattutto sulle dot-plot per cercare indizi circa le prossime mosse di politica monetaria. Intanto, alla vigilia della due giorni del Fomc, il FedWatch Tool del Cme Group vede le possibilità di un primo taglio a giugno scendere sotto il 50%.
“La Fed teme che l’ultimo tratto della sua lotta all’inflazione possa rivelarsi in salita e i dati dell’Ipc di quest’anno non fanno che aumentare tali timori”, osserva James McCann. Il deputy chief economist di abrdn si aspetta quindi un messaggio cauto ai mercati, in cui venga ribadita la necessità di un ulteriore rallentamento dei prezzi prima di poter cambiare rotta. “La buona notizia è che l’inflazione dovrebbe attenuarsi nel corso della prima metà dell’anno e preparare un primo taglio dei tassi da parte della Fed a giugno”, precisa l’esperto, secondo cui il Fomc continuerà a prospettare tre tagli nel 2024.
Anche secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, Powell non si sbilancerà in conferenza stampa ma cercherà di prendere più tempo possibile per osservare i movimenti delle variabili macroeconomiche. “Riteniamo che il primo cambio in politica monetaria possa avvenire solamente nel meeting di luglio perchè è troppo rischioso modificare le strategie monetarie con l’inflazione ben al sopra dell’obiettivo del 2%”. Poi conclude: “Ci aspettiamo tre tagli nel corso dell’anno, tutti nel secondo semestre 2024”.
Xiao Cui, senior economist di Pictet Wealth Management, stima per il 2024 un punto mediano invariato al 4,625%. Tradotto: tre tagli dei tassi per un totale di 75 punti base. A suo avviso c’è però un rischio che il dato si sposti, prevedendo solo due tagli (50 punti base). Senza contare, aggiunge, “che basterebbero due policymaker per spostare la mediana da tre a altrettante sforbiciate”. Per quanto riguarda invece le proiezioni economiche, Cui crede mostreranno una crescita più elevata quest’anno sia a livello di Pil che dell’inflazione dei prezzi alla produzione: dal 2,4% al 2,5%/2,6%.
Secondo Franck Dixmier, global cio Fixed Income di Allianz Global Investors, i dati sul carovita delle prossime settimane saranno cruciali per convalidare o smentire le aspettative del mercato. “Il rallentamento dell’economia, che si manifesta già nel deterioramento della domanda (come mostrano gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio più deboli del previsto) sarà un fattore decisivo nell’andamento dei prezzi per i prossimi mesi”, sostiene. Da qui la sua conclusione: “La Fed dovrebbe tagliare i tassi nella riunione di giugno”.
Dello stesso parere Erik Weisman, chief economist and portfolio manager di Mfs Im, a detta del quale molto dipenderà dal dato sui prezzi del 10 aprile. “Se si rivelasse elevato, metterebbe in discussione i tagli della Fed per quest’anno mentre, se fosse più basso, potrebbe rimettere in gioco un taglio a giugno”, conclude.
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