L’economia del blocco si espanderà dello 0,8% nel 2024 e dell’1,4% nel 2025 (era l’1,5% a febbraio). Per l’Italia le attese migliorano, ma preoccupa il debito. Germania fanalino di coda
Bruxelles conferma la timida ripartenza dell’economia europea. Dopo un 2023 decisamente debole (+0,4%), secondo le previsioni di primavera della Commissione europea quest’anno il PIL del blocco metterà a segno un mini-rimbalzo dello 0,8%, come già previsto nel documento di febbraio, per poi accelerare all’1,4% nel 2025, meno dell’1,5% pronosticato tre mesi fa. Andrà meglio all’intera Unione, il cui dato del 2024 è stato alzato all’1% dal precedente +0,9%, ma che il prossimo anno si fermerà a +1,6%, contro il +1,7% della precedente view. Particolarmente debole resta poi il quadro italiano, che nonostante la revisione al rialzo della crescita, viene richiamata dall’esecutivo comunitario per l’eccessivo debito, visto ancora in aumento.
Paolo Gentiloni, commissario all’Economia della Commissione Europea
“I rischi al ribasso e l’incertezza rimangono elevati, in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche”, ha messo in guardia il commissario all’Economia Paolo Gentiloni presentando le previsioni. “Dopo un 2023 difficile, l’attività economica ha registrato una ripresa nel primo trimestre di quest’anno. Si prevede che lo slancio economico accelererà nei prossimi trimestri”, ha evidenziato. Chiarendo che saranno i consumi privati a guidare la ripartenza, grazie alla forza del mercato del lavoro e all’aumento dei salari reali.
Inflazione meglio del previsto, ma i rischi restano
Quanto all’inflazione, questa proseguirà il suo calo ed è attesa al 2,5% quest’anno e al 2,1% nel 2025. Nell’UE è invece prevista rispettivamente al 2,7% e al 2,2%. Dopo il picco al 10,6% registrato nell’ottobre 2022, il percorso di ribasso secondo Bruxelles “sarà determinato principalmente dai beni non energetici e dai prodotti alimentari, mentre l’inflazione energetica tenderà ad aumentare”. Ma le incognite restano: la ritirata dei prezzi potrebbe infatti essere più lenta del previsto, “portando le banche centrali dell’UE a ritardare i tagli dei tassi”, viene precisato. Oltre al fatto che la persistenza del carovita negli Stati Uniti potrebbe portare a ulteriori ritardi nei tagli dei tassi negli USA e altrove, con un conseguente inasprimento delle condizioni finanziarie globali.
Quanto al nostro Paese, l’esecutivo UE ha rivisto al rialzo le previsioni sulla crescita per quest’anno e stima un’espansione dello 0,9%, contro il +0,7% di febbraio. Limate invece le attese sul 2025 che sono ora di un aumento del PIL dell’1,1% (dall’1,2%). L’inflazione è vista all’1,6% nel 2024 e all’1,9% il prossimo anno. Per l’Italia, però, il vero problema restano i conti pubblici. La Commissione si attende infatti che il rapporto del debito sul prodotto interno lordo, dopo il 137,3% del 2023, salirà al 138,6% nel 2024 e al 141,7% nel 2025. Il rapporto deficit/PIL, dopo il 7,4% dell’anno scorso, scenderà al 4,4% quest’anno, per poi risalire al 4,7% il prossimo. “Si prevede che il disavanzo pubblico diminuirà nel 2024, poiché verrà interrotto il consistente sostegno alla ristrutturazione delle case” con il Superbonus, per “aumentare nuovamente nel 2025, a politiche invariate” sulla scia di “un rallentamento delle entrate correnti e di un ulteriore aumento della spesa per interessi”, viene spiegato.
Germania fanalino di coda, Sud Europa in testa
Secondo Bruxelles, quest’anno Roma crescerà più di Berlino e Parigi. “Dopo la recessione nel 2023, si prevede che l’attività economica in Germania ristagnerà nel 2024”, si legge. La crescita teutonica è infatti prevista allo 0,1%, per poi raggiungere l’1% nel 2025, restando fanalino di coda tra i maggiori Paesi dell’Eurozona. La Francia si espanderà invece dello 0,7% per poi arrivare all’1,3% nel 2025. A trainare l’Eurozona saranno soprattutto i Paesi del sud: il PIL della Spagna dovrebbe crescere del 2,1% nel 2024 e dell’1,9% nel 2025, sostenuto dalla domanda interna e da un forte mercato del lavoro. Per la Grecia si prevede un’espansione del 2,2% e del 2,3%, per il Portogallo dell’1,7% e dell’1,9%.
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