USA, mercato del lavoro solido: addio a un altro maxi taglio Fed
Il Job report di settembre supera le attese e allontana lo spettro recessione. Ora gli analisti si aspettano due tagli da 25 punti base entro fine anno. “Occhio alla duration”
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L’Eurozona continua a muoversi in zona recessione. Mentre sui mercati domina lo sconforto per la tendenza restrittiva emersa dal settembre delle banche centrali, a peggiorare il sentiment sono arrivati gli ultimi Pmi dell’Eurozona targati Hamburg Commercial Bank. A settembre l’indicatore preliminare della produzione composita si è infatti attestato a quota 47,1, risalendo marginalmente dai 46,7 punti di agosto e sopra i 46,5 punti attesi, ma restando comunque sotto la soglia spartiacque di 50. Un risultato che porta a quota quattro i mesi consecutivi di contrazione e ribadisce come l’economia sempre più provata dalla stretta monetaria.
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L’indice dei servizi Ue ha segnato 48,4 punti dai 47,9 precedenti, mentre quello manifatturiero ha registrato un nuovo calo a 43,4 punti dai 43,5 di agosto: mezzo punto in meno dei 44 attesi dagli analisti. “Sull’andamento dell’attività economica c’è un deterioramento della domanda dei clienti e questo quarto mese consecutivo di calo dei nuovi ordini ne mostra l’evidenza. Inoltre, la flessione di settembre è stata forte, la più elevata da novembre 2020”, viene sottolineato nel report Hcob. “Prevediamo per l’Eurozona un terzo trimestre in contrazione, con le nostre stime a brevissimo termine che indicano un calo del Pil dello 0,4% rispetto al secondo trimestre”, aggiunge Cyrus de la Rubia, chief economist della società.
Quanto ai singoli Paesi, un lievissimo segnale positivo arriva dalla Germania, ormai diventata sorvegliato speciale del continente. Il settore manifatturiero tedesco ha infatti mostrato un piccolo miglioramento, con l’indice Pmi che a settembre è salito a quota 39,8 da 39,1 precedente. Un numero comunque ancora ben lontano dalla soglia spartiacque tra riduzione e incremento dell’attività. Bene anche l’indice dei servizi, che passa dai 47,3 punti di agosto a 49,8, mentre il Pmi composito (sintesi dei due precedenti), sale a 46,2 da 44,6.
Se Berlino tira un sospiro di sollievo, per Parigi i Pmi di settembre si trasformano invece in una doccia gelata. Sia il terziario sia l’industria d’Oltralpe si sono infatti contratti in maniera evidente: l’indice manifatturiero è sceso al minimo da 40 mesi, a 43,6 punti dai 46 di agosto, mentre quello dei servizi ha toccato il punto più basso da 34 mesi, a 43,9 punti da 46. Il Pmi composito si è quindi attestato a 43,5 punti contro i 46 del mese precedente, il minimo di 34 mesi.
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Intanto dalla Banca centrale europea continuano ad arrivare segnali hawkish. E si fa più concreta la strategia ‘higher for longer’ ormai adottata da tutte le principali banche centrali. La Bce manterrà una politica di tassi restrittivi “fino a quando sarà necessario” per far raffreddare l’inflazione, ha ripetuto il capo economista, Philip Lane, in un discorso pronunciato a New York. Le decisioni, ha rimarcato, dipenderanno “dai dati per stabilire il livello e la durata della politica monetaria restrittiva”.
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