Bruxelles vede una timida ripresa ma segnala rischi da Medio Oriente e USA. Limate le stime sull’Italia: +0,7% nel 2024 e +1% il prossimo anno. Male la Germania, corre la Spagna
La ripresa ci sarà ma è sempre più a rischio. È quanto segnala la Commissione europea, che nelle sue previsioni di autunno per l’Eurozona ha confermato la crescita attesa per quest’anno e limato quella per il prossimo, ribadendo che l’inflazione proseguirà la sua ritirata. “Dopo un prolungato periodo di stagnazione, l’economia UE sta tornando a una crescita modesta, mentre continua il processo di disinflazione”, si legge.
Tutto questo è però seriamente minacciato da una serie di pericoli, a partire dall’annunciata svolta protezionistica degli USA e dal conflitto Israele-Hamas con i suoi risvolti sui prezzi dell’energia. “La prolungata guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e l’intensificarsi del conflitto in Medio Oriente alimentano i rischi geopolitici e quelli per la sicurezza energetica. Un ulteriore aumento delle misure protezionistiche da parte dei partner commerciali potrebbe sconvolgere il commercio globale”, viene infatti sottolineato.
Le cifre
Per quest’anno, Bruxelles prevede un aumento del Prodotto interno lordo dell’Eurozona dello 0,8%, come annunciato a maggio. Peggiora lievemente invece l’attesa per il 2025, con il PIL visto salire dell’1,3%, rispetto all’1,4% indicato in precedenza. Nel 2026, l’economia dovrebbe infine espandersi dell’1,6%. L’inflazione dovrebbe passare dal 5,4% del 2023 al 2,4% del 2024, per scendere ulteriormente al 2,1% il prossimo anno e all’1,9% tra due. Limate anche le attese per l’intera UE, dove il PIL è visto crescere rispettivamente dello 0,9% (da 1%), dell’1,5% (da 1%) e dell’1,8%.
Paolo Gentiloni, commissario all’Economia della Commissione Europea
Il deficit di bilancio aggregato della Zona euro, che secondo le regole ogni Paese dovrebbe mantenere al di sotto del 3% del PIL, si ridurrà a tale soglia per l’intera Area quest’anno, per poi continuare a scendere al 2,9% nel 2025 e al 2,8% nel 2026. Tuttavia, il debito pubblico aggregato continuerà a salire dall’89,1% del PIL previsto per quest’anno all’89,6% l’anno prossimo e al 90,0% tra due. “Gli Stati membri dovranno percorrere un sentiero stretto per ridurre i livelli di debito, sostenendo nel contempo la crescita”, ha avvertito il commissario agli affari economici, Paolo Gentiloni.
Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è peggiorata rispetto alle previsioni di primavera e i nostri numeri risultano inferiori alla media UE. Il prodotto interno lordo è ora atteso in crescita dello 0,7% nel 2024, rispetto allo 0,9% stimato a metà maggio. E nel 2025 è visto crescere dell’1%, dall’1,1% precedente. Nel 2026 dovrebbe salire dell’1,2%, facendo segnare a Roma la performance peggiore tra i Paesi dell’euro. Bruxelles segnala anche che ci sarà un calo del disavanzo: dal 3,8 al 3,4 al 2,9% del PIL. Il debito, invece, continuerà ad essere zavorrato dal Superbonus e dovrebbe salire dal 136,6% del PIL nel 2024, al 138,2% nel 2025 e al 139,3% nel 2026.
La Germania, la prima economia europea, dopo due anni di contrazione nel 2023 e nel 2024 crescerà invece dello 0,7% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026. La Francia, seconda potenza economica del blocco, rallenterà allo 0,8% il prossimo anno rispetto all’1,1% registrato nel 2024, prima di risalire all’1,4% fra due anni. Confermata la corsa della Spagna, il cui PIL si espanderà rispettivamente del 3%, del 2,3% e del 2,1%.
“Sul fronte interno, l’incertezza politica e le sfide strutturali nel settore manifatturiero potrebbero comportare ulteriori perdite di competitività e gravare sulla crescita e sul mercato del lavoro”, viene però fatto notare nel documento. Inoltre, scrive la Commissione, ritardi nell’attuazione dei Piani di Ripresa e resilienza o un impatto più forte del previsto dal consolidamento fiscale potrebbero ulteriormente frenare la ripresa della crescita. Infine, concludono da Bruxelles, “le recenti inondazioni in Spagna illustrano le conseguenze drammatiche che la crescente frequenza e portata dei disastri naturali possono avere non solo per l’ambiente e le persone colpite, ma anche per l’economia”.
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