Fed, per i gestori Powell aspetterà ancora: occhi su settembre (e sul dot plot)
I mercati non si aspettano tagli dei tassi prima della fine dell’estate. Ma prende piede l’ipotesi che il Fomc possa poi procedere con due riduzioni consecutive
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Colpo d’accetta per la crescita dell’Eurozona a causa dei dazi di Donald Trump. Nelle sue Previsioni economiche di primavera, la Commissione UE ha infatti rivisto “significativamente al ribasso” le prospettive sul pil dell’Area per il 2025 e le portate allo 0,9% dall’1,3% stimato a novembre. Giù anche la view per il 2026, che passa all’1,4% dall’1,6% in scia “all’indebolimento delle prospettive commerciali globali e alla maggiore incertezza sulle politiche tariffarie”. Secondo gli economisti di Bruxelles, i rischi sono inoltre “orientati al ribasso” e le mosse dell’amministrazione USA minacciano sia l’attività economica sia l’inflazione. Tra gli Stati del blocco non si salva quasi nessuno, con l’Italia che subisce una pesante sforbiciata allo 0,7% e la Germania in stagnazione.
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Le stime della Commissione assumono dazi USA al 10% sui beni UE, salvo su acciaio-alluminio o automobili (al 25%), prevedendo per l’intera Unione prevedono un’espansione dell’1,1% e dell’1,5% dai precedenti +1,5% e +1,8%. Ma gli economisti di Bruxelles precisano anche che, sul fronte positivo, un’ulteriore distensione delle tensioni tariffarie con Washington o una più rapida espansione degli scambi commerciali con altri Paesi potrebbero sostenere la crescita. “Anche l’aumento della spesa per la difesa contribuirebbe positivamente”, evidenziano. L’inflazione nell’Area euro dovrebbe invece scendere al 2,1% nel 2025 e all’1,7% nel 2026, replicando la stessa dinamica attesa per i 27. Le esportazioni sono previste in salita solo dello 0,7% di qui a dicembre, trainate dai servizi, mentre Recovery Fund e Fondo di coesione promettono di fare aumentare gli investimenti dell’1,5% e del 2,4%. I consumi privati sono infine attesi in crescita dell’1,5% quest’anno e dell’1,6% il prossimo, con il mercato del lavoro che resta solido: 1,7 milioni di posti creati nel 2024, più altri 2 milioni previsti, e un tasso di disoccupazione in picchiata verso il minimo storico del 5,7% entro il 2026.
“L’economia dell’UE sta dimostrando resilienza nonostante le forti tensioni commerciali e l’aumento dell’incertezza globale”, ha commentato il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis. Grazie al solido mercato del lavoro e ai salari, ha aggiunto, “si prevede che la crescita continuerà nel 2025, seppur a un ritmo moderato”. Poi l’avvertimento: “Anche se l’inflazione sta diminuendo più rapidamente di quanto previsto in precedenza ed è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 2%, non possiamo abbassare la guardia”. Per Dombrovskis, infatti, “l’imprevedibilità degli annunci ha portato l’incertezza a livelli inediti da momenti più bui della pandemia e il dazio medio che gli USA impongono è il più alto dagli anni Trenta”.
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Quanto al nostro Paese, le Previsioni di primavera hanno tagliato le attese di crescita del pil allo 0,7% nel 2025 e allo 0,9% nel 2026. Nelle stime di autunno si paventava invece un’espansione rispettivamente dell’1% e dell’1,2%. La Commissione prevede poi che il deficit continui a scendere, passando dal 3,4% del pil del 2024 al 3,3% di quest’anno e al 2,9% del prossimo. Il rapporto del debito sul prodotto interno lordo pare invece destinato ad aumentare, trainato dall’impatto ritardato dai bonus casa accumulati nel disavanzo fino al 2023, per salire dal 135,3% del 2024 al 136,7% del 2025 e al 138,2% del 2026. A sostenere l’attività tricolore nei prossimi dodici mesi saranno la domanda interna e gli investimenti con il Pnrr. Le esportazioni soffriranno per i dazi USA, ma l’inflazione resta sotto controllo ed è vista al 2% sia quest’anno sia il prossimo.
Più preoccupante la situazione della Germania, la cui crescita è stata tagliata con decisione. Ora si prevede un pil invariato quest’anno (allo 0%, dopo il calo dello 0,2% nel 2024) e in aumento dell’1,1% nel 2026. Nelle precedenti stime era atteso crescere dello 0,7% e poi dell’1,3%. Oltre a uno scenario politico meno semplice del previsto, con Friedrich Merz che è riuscito a ottenere la maggioranza necessaria a diventare cancelliere solo al secondo turno. Pesano, secondo Bruxelles, quattro fattori: esportazioni in calo, consumi deboli, incertezza globale e condizioni finanziarie sfavorevoli. Tra le altre grandi economie UE, la Francia è vista ora progredire dello 0,6% e dell’1,3% nel 2026 mentre in Spagna si conferma uno sviluppo robusta: rispettivamente +2,6% e +2%. Quest’anno correranno più degli altri Malta (+4,1%) e Irlanda (+3,4%).
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