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Nel 2024 Eurolandia crescerà solo dello 0,8%. Berlino maglia nera (+0,3%). Roma si fermerà allo 0,7%, ben al di sotto dell’1,2% previsto dal governo. Migliorano le previsioni sull’inflazione: 2,7% quest’anno e 2,2% il prossimo
Più che una limatura, un pesante taglio. Come atteso infatti, la Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita: nel 2024 l’Eurozona è destinata a pagare il prezzo dell’elevata inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto, e della stretta monetaria, che ha frenato il credito. Due fattori che hanno condizionato la performance 2023, portando a un inizio d’anno più debole delle attese. Le previsioni invernali di Bruxelles parlano invero di un Pil 2024 a +0,8%, dal +1,2% indicato a novembre, che nel 2025 si fermerà a +1,2% (rispetto al +1,6% pronosticato in precedenze). A fare da zavorra sarà soprattutto la Germania, ma anche l’Italia metterà a segno un modesto +0,7% nei prossimi dodici mesi, contro il +0,9% della precedente stima. Ben al di sotto dell’1,2% atteso dal governo e in base al quale sono fissati gli obiettivi d’indebitamento. Buone notizie, invece, sul fronte del carovita, visto in ulteriore ritirata.
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Germania, da locomotiva a zavorra
Contrariamente a quanto avvenuto lo scorso anno, nessun Paese dell’Eurozona né dell’intera Unione registrerà una contrazione nei prossimi due anni. Doppia maglia nera per Berlino che metterà a segno la performance peggiore in entrambi i clicli: +0,3%. Seguono nel blocco euro Olanda (+0,4%), Estonia, Austria e Finlandia (tutte +0,6%). La Francia si espanderà dello 0,9% e la Spagna dell’1,7%, mantenendo il titolo di miglior tasso di crescita fra le grandi economie. Nel 2025 Italia e Germania, con un’espansione dell’1,2% si collocheranno all’ultimo posto, seguite da Parigi (+1,3%). Madrid, invece, metterà a segno un +2%. Nell’intera Unione il Pil aumenterà quest’anno dello 0,9%, contro il +1,3% stimato tre mesi fa, e dell’1,7% il prossimo (confermato).
Buone notizie sull’inflazione
Dal momento che l’attività economica sarà più ridotta, anche la crescita dei prezzi al consumo nel 2024 dovrebbe rallentare più di quanto previsto tre mesi fa: al 2,7%, anziché al 3,2%. Nel 2025, poi, l’inflazione calerà ancora al 2,2%, vicino all’obiettivo della Bce. L’istituto centrale, per bocca della presidente Christine Lagarde, è tornata a ribadire l’approccio dipendente dai dati. In Italia, il carovita passerà dal 5,9% del 2023 al 2% di quest’anno, per poi risalire leggermente al 2,3% il prossimo. A novembre la previsione di Bruxelles parlava di 2,7% e 2,3%.
I rischi
I rischi, però, restano. A breve termine, spiegano da Bruxelles, la scadenza delle misure di sostegno all’energia in tutti gli Stati membri e l’aumento dei costi di spedizione a seguito delle perturbazioni commerciali nel Mar Rosso sono destinati a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi. Al momento, tutto ciò non sembra destinato a far deragliare il processo di riduzione dell’inflazione, ma ulteriori blocchi potrebbero causare nuovi colli di bottiglia nell’approvvigionamento e soffocare la produzione, con un conseguente aumento dei prezzi. A livello nazionale, invece, i rischi per le proiezioni di base sulla crescita e l’inflazione sono legati al fatto che i consumi, l’espansione dei salari e i margini di profitto non sono all’altezza delle aspettative. E alla circostanza relativa agli alti tassi d’interesse per un lungo periodo.
“L’equilibrio dei rischi è sbilanciato verso esiti più avversi. L’incertezza rimane eccezionalmente elevata, in un contesto di prolungate tensioni geopolitiche e del timore di un ulteriore ampliamento della crisi in Medio Oriente”, ha avvertito il commissario Ue per gli Affari economici Paolo Gentiloni. Una crescita più sostenuta e sostenibile è però, secondo Gentiloni, possibile. “L’efficace attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza è una priorità fondamentale, così come la duplice transizione verso un’economia verde e digitale”, ha sottolineato.
Il commissario ha anche spiegato che l’Eurotower sta respingendo le speculazioni su imminenti tagli dei tassi. Tuttavia, grazie “al rapido calo dell’inflazione”, i mercati si aspettano comunque una riduzione del costo del denaro anticipata e più consistente. “Di conseguenza, le condizioni finanziarie sono ora leggermente più allentate rispetto all’autunno”, ha concluso.
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