De Guindos: ora la crescita economica preoccupa più dell’inflazione. In cima ai pericoli, una possibile escalation commerciale e l’elevato indebitamento di alcuni Paesi
Mentre i mercati sono in attesa di leggere i dati definitivi di ottobre sull’inflazione in Eurozona e quelli sui salari negoziati del terzo trimestre, il problema dei prezzi viene ufficialmente superato da quello della crescita economica. Il nuovo allarme, dopo la revisione al ribasso delle stime da parte di Bruxelles, è arrivato dal vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos, che ha parlato di prospettive “offuscate” e di un aumento del rischio di “eventi inattesi”. In particolare, a preoccupare sono la possibilità di un’escalation commerciale e l’elevato indebitamento di alcuni Paesi.
“Se guardiamo dove siamo ora rispetto a un anno fa, l’equilibrio dei rischi macroeconomici si è spostato dalle preoccupazioni per l’alta inflazione ai timori per la crescita economica”, ha detto chiaramente il banchiere centrale intervenendo alla Euro Finance Week a Francoforte. “L’aumento dei prezzi al consumo si è avvicinato al nostro obiettivo del 2%, tuttavia l’attività è stata più debole del previsto: abbiamo rivisto al ribasso le nostre proiezioni due volte, prima dell’estate e a settembre”, ha sottolineato. Come se non bastasse, ora le prospettive di crescita appaiono ulteriormente “oscurate dall’incertezza sulle politiche economiche e sul panorama geopolitico, sia nella Zona euro che a livello globale”. Le tensioni commerciali potrebbero infatti “crescere ancora, aumentando la possibilità che si verifichino rischi di coda”, ha avvertito de Guindos. Ricordando come questi venti contrari ciclici si vadano a sommare “ai problemi strutturali di bassa produttività e debole crescita potenziale” del blocco.
La minaccia del debito
Ad un panorama già grigio, si aggiungono poi i timori per un debito pubblico in rialzo, che rappresenta una “seconda vulnerabilità” per la stabilità finanziaria dell’Area. “I livelli del debito restano elevati in molti Paesi a causa di persistenti deficit primari” e “in questa situazione, eccessi di bilancio o dubbi sul percorso di risanamento potrebbero alimentare un’ulteriore correzione del rischio sovrano”, ha messo in guardia il vicepresidente della Bce. Sottolineando anche come gli attuali elevati deficit primari renderanno più difficile per i governi dare sostegno all’economia se dovessero materializzarsi shock avversi. Un’eventualità da cui mettersi al riparo, ha scandito, è “un feedback negativo fra bassa crescita e sostenibilità del debito sovrano”.
Banche solide, ma redditività forse già oltre il picco
Quanto alle banche, l’economista spagnolo ha confermato la solidità dei bilanci, che “rende più facile assorbire eventuali perdite se il deterioramento della qualità degli asset dovesse accelerare”.“Spese operative più basse e forti margini di interesse netto hanno permesso agli istituti dell’Area euro di mantenere alti livelli di redditività. La resilienza del settore è rafforzata da solidi rapporti di capitale e riserve di liquidità, nonostante il graduale ritiro dei finanziamenti dalle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine”, ha spiegato. Ma anche qui le criticità non mancano. Secondo de Guindos, infatti, la redditività delle banche potrebbe aver raggiunto il suo picco, “con i guadagni sugli asset a tasso variabile che diventano un ostacolo per il reddito da interessi e le perdite su crediti che iniziano a salire”.
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