La candidata democratica domina il confronto tv contro Trump. Per i gestori, il voto americano ora tornerà al centro dei radar degli investitori. Intanto, l’inflazione core di agosto preoccupa la Fed
Un dibattito iniziato con la preoccupante situazione dell’economia americana e terminato con la vittoria mediatica di Kamala Harris ai danni di Donald Trump. Il bilancio dell’atteso primo (e forse non ultimo) faccia a faccia tv tra i due sfidanti per la presidenza degli Stati Uniti, stando ai sondaggi e alla reazione dei mercati, è infatti a favore della candidata democratica. In oltre un’ora e mezzo di confronto, l’attuale vicepresidente USA ha spinto il rivale repubblicano a mettersi sulla difensiva. E lo ha fatto deviando dai temi della campagna elettorale e costringendo il tycoon a difendersi da varie accuse, tra cui quella sulle sue responsabilità nell’assalto a Capitol Hill del 2021. Un successo che però è solo temporaneo, con la corsa alla Casa Bianca ancora tutta da giocare e i sondaggi che danno i dem solo in leggero vantaggio. Ecco perché, secondo gli asset manager, è consigliabile mettersi al riparo dalla volatilità.
Dall’economia alle guerre in Ucraina e a Gaza, passando per l’aborto e l’immigrazione ma anche l’Afghanistan e la Cina, i temi toccati durante il confronto sono stati tanti. E per tutti gli osservatori la vincitrice è stata Harris. Il sondaggio rapido della Cnn si è chiuso con un vantaggio per la vice di Joe Biden di 63 a 37 e anche la maggior parte degli elettori del focus group presso la Mercyhurst University di Erie ha sancito la supremazia della candidata democratica. Lo stesso responso è arrivato dal panel della Fox News. Lo statistico Nate Silver, considerato molto autorevole, ha scritto sul suo blog FiveThirtyEight che c’è “un forte consenso sulla vittoria della dem”. “I prezzi del Bitcoin sono scesi dopo il dibattito”, ha osservato, “cosa che implica anche una perdita per Trump”.
Norman Villamin, group chief strategist di Union Bancaire Privée
Secondo Norman Villamin, group chief strategist di Union Bancaire Privée, la vicepresidente è stata in grado di ridurre l’ex presidente “a una caricatura”. L’ha infatti spinto “a fare riferimento a narrazioni marginali tratte dai social media su questioni chiave” e gli ha impedito di “passare all’offensiva in aree, quali economia e immigrazione, in cui sta ottenendo buoni risultati nei sondaggi”. L’esperto evidenzia anche come i mercati delle scommesse abbiano reagito rapidamente alla performance televisiva: “Trump, che era passato dal 45% di probabilità di vincere le elezioni di agosto al 52% pre-dibattito, ha visto Polymarket e Real Clear Polling ridurre il suo vantaggio a 50-50”. Un dato ancor più eloquente se confrontato con il balzo dal 51% al 56% che l’ex presidente USA aveva registrato dopo il confronto tv di giugno con Biden. “Anche i mercati finanziari hanno reagito”, sottolinea Villamin, “i rendimenti dei Treasury statunitensi sono scesi, il dollaro è stato messo sotto pressione e i futures dell’S&P 500 sono scesi con l’evolversi del dibattito”.
Antonella Manganelli, ad di Payden & Rygel Italia
Per Antonella Manganelli, ad di Payden & Rygel Italia, le elezioni USA erano scese nella gerarchia degli argomenti di mercato ma dopo ieri ci si può aspettare che riscalino velocemente la classifica. E che se ne torni a parlare molto di più. “Alcune delle previsioni più quotate sembrano dare Harris in vantaggio e con una probabilità di vittoria di circa il 55%”, fa notare. Precisando che il mercato (attraverso i Futures, quindi prima dell’apertura) sembra essere d’accordo: “Si sono visti uno storno dell’azionario e una contrazione sia dei rendimenti obbligazionari sia del Bitcoin, che è considerato come un ‘Trump asset’”.
Ora, secondo Villamin, sia i democratici che i repubblicani si concentreranno sull’assicurare un alto grado di affluenza alle urne dei rispettivi sostenitori. “Sulla base dei voti espressi nelle elezioni di metà mandato del 2022”, spiega, “le presidenziali del 2024 dovrebbero vedere più di 160 milioni di persone dare il loro parere sul nuovo inquilino della Casa Bianca”. ConDonald Trump che ha ampliato la sua base di ben il 40% dal 2016, i sondaggi attuali suggeriscono possa raccogliere fino a 75 milioni di voti. Da qui l’avvertimento dell’esperto: “I democratici dovranno evitare un calo dell’affluenza dei loro sostenitori come quello registrato nel 2016 per non ripetere la stessa delusione”.
Per gli investitori, secondo Villamin, la reazione del mercato all’esito del dibattito evidenzia l’importanza di adottare una strategia di gestione del rischio per questa fase dell’economia e delle elezioni. “L’oro, gli hedge fund e i titoli azionari di alta qualità dovrebbero offrire un riparo dalla volatilità che potrebbe manifestarsi verso la fine dell’anno”, afferma. Per Manganelli, oltre a tenere d’occhio il possibile vincitore, è forse ancora più importante monitorare il risultato che repubblicani e democratici otterranno al Congresso, e se quest’ultimo avrà lo stesso colore della Casa Bianca. “Sicuramente una prevalenza repubblicana farebbe presagire una politica fiscale più lassa e quindi forse migliori aspettative di crescita, ma anche un’inflazione più forte”, conclude.
Thomas Mucha, Geopolitical strategist di Wellington Management
Secondo Thomas Mucha, geopolitical strategist di Wellington Management, le implicazioni per i portafogli dipenderanno dall’impatto che il dibattito e la più ampia campagna presidenziale avranno sul controllo del Congresso, ma anche dall’eventuale effetto più attenuato legato a un governo diviso. “Altrettanto importante”, aggiunge l’esperto, “è il fatto che una corsa testa a testa in cui i due candidati presentano possibilità di vittoria di pari livello aumenterebbe la probabilità di un esito contrastato durante la transizione presidenziale e il rischio di ulteriori episodi di tensione politica”. Un esito, è la sintesi, chiaramente negativo per i mercati in generale e per lo scenario geopolitico già problematico.
Intanto, proprio sul fronte dei prezzi arrivano notizie in chiaroscuro, che complicano il lavoro della Federal Reserve. Ad agosto, l’inflazione USA è salita del 2,5%, mettendo a segno il miglior risultato da febbraio 2021. Il dato è leggermente inferiore alle attese degli analisti (+2,6%) e in rallentamento rispetto al 2,9% di luglio. A livello congiunturale i prezzi sono invece cresciuti dello 0,2%, come da previsioni. Il problema è però che l’indice core continua a mostrare una certa rigidità. L’indicatore più osservato dalla banca centrale americana è infatti aumentato del 3,2% su base annua, come nei trenta giorni precedenti, e dello 0,3% su base mensile, oltre le previsioni (+0,2%) e contro il +0,2% del mese prima. Un risultato che, secondo gli analisti, potrebbe scoraggiare Jerome Powell e colleghi dal tagliare i tassi di interesse di mezzo punto la prossima settimana.
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