Eurozona, boom di emissioni governative: 600 miliardi di euro in quattro mesi
Al 30 aprile superato il 45% del volume lordo annuo pianificato. Italia al 47%. E a fine 2025 si può arrivare a quota 900 miliardi. Il report di Generali Investments
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Archiviato il meeting BCE, i riflettori dei mercati sono ora tutti puntati su Bruxelles. Dal 6 al 9 giugno, circa 370 milioni di cittadini di 27 Stati sono infatti chiamati a scegliere i 720 deputati che li rappresenteranno per i prossimi cinque anni. Se in passato le elezioni europee non hanno mai attirato troppo l’attenzione degli investitori, questa volta l’esito delle urne è particolarmente importante. Oltre alle solite ripercussioni sugli equilibri politici nazionali, infatti, per l’Unione europea il voto potrebbe segnare profondi cambiamenti: il vento sovranista che da mesi soffia forte in tutto il Vecchio Continente rischia infatti di spostarne il baricentro verso destra.
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Con tutta probabilità, il Partito popolare europeo manterrà la maggioranza complessiva, ma è probabile che l’equilibrio di potere si sposti dal centro-sinistra al centro-destra. “Nella maggior parte dei casi, ci aspettiamo che il PPE continui a votare a favore del centro-sinistra, ma potrebbe anche costruire una maggioranza con l’estrema destra, fattore che darebbe al partito un’influenza significativa quando si tratta di questioni come l’immigrazione, il clima e l’ulteriore integrazione Ue”, spiega Nicolas Wylenzek, macro strategist di Wellington Management.
Dello stesso parere è Taggart Davis, vice president, Government Affairs Emea di Pgim. “Se i sondaggi attuali sono attendibili, dobbiamo aspettarci un considerevole spostamento a destra”, segnala. Definendo il 2024 un vero e proprio anno di cambiamento che determinerà la futura direzione di marcia della terza economia mondiale. I leader Ue e il neoeletto Parlamento decideranno infatti la guida della Commissione europea, con l’attuale presidente Ursula von der Leyen favorita ma non scontata. Nel frattempo, gli eurodeputati esamineranno i futuri commissari nazionali e giudicheranno la loro idoneità a guidare le diverse aree politiche, mentre dovranno trovare un nuovo presidente del Consiglio europeo. “Ciò significa che, invece di un momento elettorale di fuoco seguito da un processo di raffreddamento, Bruxelles attraverserà un periodo prolungato di lotte per gli incarichi, per la conquista della titolarità nei programmi e di contrattazione politica”, avverte l’esperto.
Le prospettive di Davis a cinque anni vedono la coalizione con una maggioranza solo risicata, con il potere decisionale di Le Pen e altri esponenti di estrema destra molto contenuto. “Ma quando si tratterà di prendere decisioni minori e ordinarie in materia di regolamentazione al Parlamento europeo, come ad esempio l’imposizione di norme più severe per il ripristino degli ecosistemi naturali in tutta Europa, ci sarà un grande gruppo di centrodestra su cui il PPE potrà contare per ottenere voti”, analizza.
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Per Wylenzek è probabile che la futura politica dell’Unione Europea sarà meno green, meno concentrata sull’integrazione, più dura sull’immigrazione, più favorevole alle imprese e potenzialmente anche alla Cina. “Sebbene una riduzione degli oneri amministrativi possa essere un chiaro vantaggio per le imprese, riteniamo che il cambiamento di direzione complessivo sia marginalmente negativo”, specifica. Aggiungendo che le riforme a favore di un’ulteriore integrazione, come l’unione bancaria e l’unione dei mercati dei capitali, rafforzerebbero invece la resilienza dell’economia UE e faciliterebbero la crescita. Così come “consentire e incoraggiare l’immigrazione di manodopera qualificata potrebbe essere importante per contribuire a limitare l’inflazione e migliorare la crescita tendenziale”.
Inoltre, l’esperto di Wellington Management nota come i politici europei stiano chiaramente spostando la loro attenzione dalla transizione energetica alla difesa, vista l’attenuazione della crisi energetica, il conflitto in Ucraina e un potenziale ritorno di Donald Trump. Questa spinta della spesa per la difesa, a suo parere, è un chiaro vantaggio per le aziende europee del settore, che beneficeranno sia di un forte vento di coda che di una migliore visibilità sulla domanda a medio termine. “Inoltre, a differenza dei fornitori coinvolti nella transizione energetica, gli appaltatori della difesa sono protetti da barriere all’ingresso molto più elevate. Sebbene le valutazioni siano aumentate in modo significativo, riteniamo che alcuni titoli selezionati rimangano interessanti in un’ottica di lungo periodo”, analizza.
Anche Davis evidenzia come sicurezza e difesa siano punti chiave dell’agenda politica di Bruxelles. “Ciò comporta sia il rafforzamento delle capacità di difesa dell’Europa attraverso la politica industriale, sia maggiori misure di sicurezza economica: strumenti di protezione commerciale, possibili restrizioni agli investimenti in entrata e in uscita, requisiti di localizzazione”, afferma. Con un inevitabile impatto sull’apertura dell’Europa agli investimenti e alle imprese extra-UE.
Secondo Wylenzek, poi, lo scenario fiscale europeo sorprenderà al rialzo, soprattutto nell’area periferica, poiché questi Stati membri sono i maggiori beneficiari del piano NextGenEU e ci si aspetta che il programma abbia il suo maggiore impatto nei prossimi tre anni. “Inoltre, traiamo conforto dall’allentamento delle regole fiscali, in quanto è improbabile che si verifichino tagli inutili alla spesa pubblica”, precisa. Sia l’imminente spesa legata al programma NextGenEU che le regole fiscali meno severe, per l’esperto dovrebbero favorire i titoli esposti alla domanda interna europea.
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Nel complesso, nonostante l’evoluzione del panorama politico, Wellington Management continua ad essere positiva sulle azioni europee, visto il miglioramento del contesto di crescita e il forte sostegno fiscale. Con una preferenza per le banche europee e per i beneficiari dei consumi interni, come il settore dei viaggi e del tempo libero. “Privilegiamo la difesa da un punto di vista ciclico e il comparto healthcare, quello delle telecomunicazioni e delle utility da un punto di vista più difensivo”, spiega Wylenzek.
Più in generale, secondo l’esperto la recente forte performance dei mercati azionari europei, escluso il Regno Unito, suggerisce che gli investitori globali hanno iniziato a rivalutare l’equity UE sulla scia della fiorente ripresa della crescita e del rischio di concentrazione del mercato USA. “Riteniamo che questa tendenza sia ancora in atto, anche se la differenziazione attiva sta diventando sempre più importante visto il rapido aumento delle valutazioni in alcuni segmenti del mercato”, conclude.
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