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Grant Thornton: negli ultimi vent’anni le dirigenti sono raddoppiate. Nel 2024 hanno toccato il 36%, oltre la media Ue. Ma il diavolo sta nei dettagli
Nonostante qualche crepa, il soffitto di cristallo è rimasto integro. In Italia sono infatti ancora poche le donne che hanno raggiunto posizioni manageriali e la parità appare un traguardo lontanissimo, in programma per il 2053. Progressi però ne sono stati fatti: negli ultimi vent’anni le manager sono raddoppiate, arrivando a toccare nel 2024 una quota del 36%, per la prima volta oltre la media dell’Eurozona ferma al 35%. È quanto emerge dal consueto rapporto ‘Women in Business’ di Grant Thornton, che monitora la rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali all’interno delle aziende del mid-market e che quest’anno traccia un bilancio degli ultimi due decenni.
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Un lento miglioramento a livello globale
A livello planetario la situazione non cambia di molto. Tuttavia stando ai numeri, negli ultimi vent’anni c’è stato un miglioramento in tutti i Paesi monitorati: la percentuale di donne che ricoprono posizioni apicali è infatti salita dal 19,4% al 33,5%. Dal 2004 in poi però, sottolinea lo studio, l’incremento anno su anno si è limitato a un modesto +1%. Ne deriva che, al ritmo attuale, per raggiungere la completa parità ci vorranno almeno altri trent’anni.
Inoltre, fra i Paesi che spiccano in fatto di leadership femminile non c’è alcun esponente del G7. Nel 2024, gli Stati con il più alto tasso di donne in posizioni manageriali nel mid-market sono infatti le Filippine (43%), il Sud Africa (42%) e, al terzo posto, Thailandia, Turchia e Nigeria insieme (41%). Quanto ai settori, i più inclusivi risultano essere education & social services (40%) e agricoltura (40%), seguiti da turismo e healthcare fermi al 38%. La maglia nera va invece a construction & real estate (31%) e manufacturing (31%).
Italia, il problema della gestione delle politiche di diversity & inclusion
In Italia la percentuale di donne ai vertici aziendali è passata dal 18% del 2004 al 36% di quest’anno, crescendo a un ritmo nettamente superiore rispetto a quello registrato a livello globale (+14,1%). Il diavolo, però, sta nei dettagli e la ricerca fa notare come nel nostro Paese la gestione delle politiche di diversity & inclusion sia solo raramente appannaggio di figure apicali, come ceo (29%), coo (29%) e cfo (23,5%), ma venga invece prevalentemente affidata ai responsabili delle risorse umane (42%). Una pratica che, stando agli esperti di Grant Thornton, fa da freno alla presenza di donne ai vertici.
Secondo Maria Luigia Di Gennaro, senior manager di Ria Grant Thornton, i dati parlano chiaro: negli ultimi vent’anni c’è stato un percorso di crescita positivo, ma allo stesso tempo è ancora necessario portare avanti “azioni concrete per accelerare il progresso”. Dello stesso parere Marina Vitale, senior manager di Bernoni Grant Thornton, secondo cui i progressi italiani sono incoraggianti, ma sicuramente ci sono margini di miglioramento. “Specialmente per quanto riguarda il coinvolgimento diretto dei vertici aziendali nella gestione delle politiche di diversity & inclusion”, conclude.
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