Il rialzo dei prezzi non è destinato a esaurirsi presto e sono in arrivo altri rialzi dei tassi da parte della Fed, avverte il Ceo di Jp Morgan. Sottolineando che le tensioni geopolitiche stanno pesando su un’economia già sotto stress
Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan Chase
L’inflazione non è affatto destinata a diminuire a breve e dovremmo aspettarci un’ulteriore stretta dalla Fed, in una fase che appare come la “più pericolosa degli ultimi decenni”. A sostenerlo è Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan Chase, uno dei banchieri storici di Wall Street (e l’unico Ceo di una big ancora in sella anni dopo la crisi finanziaria globale, che ha rimescolato le carte nel gotha bancario statunitense e mondiale).
Dimon ha espresso significative preoccupazioni riguardo alle tendenze persistenti dell’inflazione e alla propensione a reagire eccessivamente ai dati finanziari a breve termine. Durante un’intervista a Bloomberg, il banchiere ha avvertito che l’inflazione potrebbe non diminuire rapidamente. Sebbene abbia riconosciuto la decisione della Federal Reserve di sospendere gli aumenti dei tassi per ora, ha suggerito che “potrebbe dover fare di più”, e quindi tornare con la stretta monetaria.
Le dichiarazioni di Dimon sono seguite a una inattesa diminuzione degli aumenti dei prezzi al consumo, che ha alimentato l’ottimismo sull’efficacia delle misure anti-inflazione della Fed. Da oltre un anno, Dimon lancia avvertimenti sui principali ostacoli, come il tightening quantitativo e le tensioni globali, che si frappongono tra i consumatori e le imprese statunitensi, nonostante le condizioni favorevoli attuali. A settembre, ha consigliato ai clienti di Jp Morgan di prepararsi alla salita dei tassi di interesse fino al 7%, ventilandoulteriori aumenti dei tassi da parte della Fed.
Esprimendosi più diffusamente sulla situazione macro, Dimon ha anche espresso preoccupazione sulle tensioni geopolitiche globali. In questo contesto,il finanziere ha lanciato un monito severo agli investitori, affermando in una nota ai clienti che il mondo potrebbe trovarsi in uno dei periodi più pericolosi degli ultimi decenni. Ha sottolineato l’impatto potenzialmente esteso della guerra in corso in Ucraina e del recente conflitto tra Israele e Hamas sui mercati dell’energia e del cibo, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche. In generale, lo stato di salute dei consumatori e delle imprese statunitensi “resta solido”, ma è pur vero – nota il banchiere – che “i consumatori stanno spendendo i risparmi che rappresentano i loro cuscinetti di liquidità”, un fattore che secondo il banchiere suggerisce che sono in arrivo tempi bui.
In una conversazione con Cnn lo scorso 13 ottobre, Dimon ha inoltre parlato degli stress test condotti da Jp Morgan per analizzare il contesto macro, notando che di solito le tensioni geopolitiche possono portare a una recessione profonda o lieve. Ma adesso ci troviamo in una fase di rischio geopolitico elevato, in un momento in cui l’economia degli Stati Uniti è già sotto stress, con l’inflazione dei consumatori che rimane ben al di sopra del target del 2% della Fed (3,2 a ottobre e 3,7% a settembre).
Nonostante la Federal Reserve abbia mantenuto i tassi di interesse al 5,25% a novembre, Dimon ritiene che nei prossimi mesi non si potrà contare su un’ulteriore pausa. Ha avvertito che l’inflazione e i tassi di interesse potrebbero rimanere elevati a causa di vari fattori. Inoltre, ha ricordato agli investitori che il buon rendimento attuale dei mercati non è una garanzia di successo per il futuro.
Dimon ha ribadito le preoccupazioni riguardo a un’insolitamente elevata inflazione di base (4,1% a settembre), che aumenta il rischio di vedere tassi di interesse più elevati per un periodo prolungato. Tra i fattori di rischio citati, le condizioni del mercato del lavoro, livelli di debito governativo estremamente alti e incertezze sulle conseguenze del tightening quantitativo come fattori che contribuiscono ai rischi di inflazione elevata e di aumento dei tassi di interesse.
Queste sfide, unite al rischio geopolitico elevato, suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero essere a rischio di una recessione economica lenta e prolungata. Tuttavia, Dimon ha consigliato agli individui di adottare misure per salvaguardare le proprie finanze personali, offrendo quattro mosse finanziarie consigliate per proteggersi dall’inflazione, dai tassi di interesse elevati e dal peggior caso di una recessione.
Intanto, è interessante segnalre che Dimon ha annunciato che venderà una parte delle sue azioni di Jp Morgan l’anno prossimo, circa un milione di titoli. Un annuncio che ha creato un certo scompiglio, perché sarà la prima volta che Dimon vende le sue azioni. Questa decisione rappresenta una rottura con l’epoca in cui il suo mentore, Sandy Weill, istituì un “giuramento di sangue” che imponeva al management di mantenere le proprie azioni fino alla loro uscita dalla banca. La vendita di un milione di azioni, del valore di circa 140 milioni di dollari, posizionerà Dimon al vertice della lista delle vendite di azioni tra gli attuali dirigenti bancari statunitensi. Va sottolineato, tuttavia, che si tratta di una frazione della sua partecipazione: Dimon finora ha affastellato azioni per un valore di 1,2 miliardi di dollari. Un record rispetto ad altri banchieri.
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