Nel secondo trimestre il Pil si ferma a +0,1%, dal +0,3% della stima flash. Italia maglia nera tra le big: -0,4%. I mercati si aspettano una pausa dell’Eurotower, ma la decisione è tutt’altro che scontata
Dopo il responso preoccupante degli indici Pmi, il Pil del secondo trimestre conferma per l’Eurozona una crescita stagnante. Eurostat ha infatti rivisto al ribasso la stima flash di metà agosto da +0,3% a +0,1%, stesso risultato del periodo gennaio-marzo, mentre l’aumento su base annua si è fermato a +0,5% contro il +0,6% delle attese. Si complica quindi il lavoro della Banca centrale europea, che fra una settimana dovrà decidere sui tassi ma è costretta a fare i conti anche con un’occupazione cresciuta dello 0,2% nel periodo aprile-giugno.
Tra le grandi economie dell’Area, la maglia nera del Pil va all’Italia. Il nostro Paese scivola infatti in zona decrescita, mettendo a segno un calo dello 0,4% contro il -0,3% della stima flash e dopo il +0,6% registrato nel primo trimestre. Peggio di noi solo altri tre Stati Ue: Austria (-0,7%), Svezia (-0,8%) e Polonia (-2,2%), a quali si aggiunge Cipro con -0,4%. La Germania, la cui produzione industriale ha segnato una contrazione per il terzo mese consecutivo, è ferma dopo due trimestri in calo. Confermato anche il dato flash di Francia (+0,5%) e Spagna (+0,4%) mentre il dato dell’Irlanda viene limato da +3,3% a +0,5%. A crescere di più sono invece Lituania (+2,9%), Slovenia (+1,4%), Grecia (+1,3%), Croazia e Malta (+1,1%).
Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia
I mercati non hanno avuto nessuna reazione significativa ai nuovi dati Eurostat, probabilmente perché già scontati dopo la pubblicazione dei Pmi. Ma le aspettative degli investitori su un imminente rialzo dei tassi sono ormai scese dal 55% a meno del 25%. Ecco allora che, anche per Filippo Diodovich, il Pil del secondo trimestre non modificherà le attese sulle prossime mosse della Bce. Ciò che è certo, secondo il senior market strategist di IG Italia, è piuttosto che la discussione nel prossimo meeting sarà molto accesa e con difficoltà si giungerà a un compromesso tra le due diverse correnti di pensiero. “Sulla scia dei timori di prezzi ancora troppo elevati (come mostrato dall’aumento delle aspettative di inflazione), i banchieri del Nord Europa spingeranno per un ulteriore rialzo dei tassi senza dare alcun segnale di una possibile pausa. Quelli dell’Area Mediterraneo cercheranno invece di far prevalere una interruzione dei ritocchi reintroducendo la forward guidance e impegnandosi a mantenere i tassi di interesse elevati per lungo tempo”, spiega l’esperto.
Per Diodovich, il mercato sta scontando una soluzione soft: la Bce in pausa e la Federal Reserve che invece potrebbe tornare ad aumentare i tassi entro fine anno, anche se probabilmente non nella riunione del 19-20 settembre. “Il compromesso che sarà trovato potrebbe prevedere un ultimo rialzo del costo del denaro in Eurozona per aprire alla possibilità di una lunga pausa in politica monetaria”, conclude.
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