FocusRisparmio | Gen – Feb 2025
Dazi, tassi, tech (e crypto). Quale portafoglio nel mondo modellato dalla seconda volta del tycoon alla Casa Bianca
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Non solo i tassi. A spaventare i mercati c’è anche la Cina. Di nuovo. Pechino ha infatti chiuso il 2023 con un PIL in crescita del 5,2%, oltre l’obiettivo del 5% fissato dal governo, ma comunque ai minimi da trent’anni (periodo pandemico escluso). Colpa della crisi immobiliare e di consumi ancora deboli, due fattori che hanno limitato l’espansione del quarto trimestre al 5,2% contro il +5,3% atteso dagli economisti. Sul sentiment degli investitori gravano ora l’indebolimento delle prospettive economiche e l’assenza di misure di sostegno, così come il calo demografico e una disoccupazione giovanile al 14,9%. Crescono quindi gli interrogativi fra i gestori, che si domandano se occorra restare prudenti o applicare il motto di Warren Buffet ed “essere avidi quando gli altri hanno paura”.
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Secondo Malcolm Dorson, head of emerging markets strategy di Global X, nei prossimi dodici mesi la Cina avrà davanti a sé un cammino in salita ma il suo mercato azionario non può essere trascurato. “Il Paese continuerà a sopportare venti contrari sotto forma di debolezza del mercato immobiliare, consumatori che necessitano di sostegno e incertezza geopolitica. Tuttavia, proprio questi fattori potrebbero creare opportunità per investitori contrarian di lungo termine”, afferma.
Per l’esperto, il Dragone può essere fuori moda al momento ma è anche poco costoso. E sta compiendo alcuni degli aggiustamenti necessari. “Gli investitori non devono sottovalutare l’impatto che tali mutamenti potranno avere sul sentiment e sulla performance di mercato”, spiega. Avvertendo che uno degli aspetti controintuitivi dell’investimento nel Paese asiatico è proprio “comprendere quanto il potere del Partito Comunista Cinese possa permettere decisi miglioramenti economici in poco tempo”.
Lo strategist, basandosi sulle possibili politiche governative, vede due scenari per le azioni cinesi nel 2024. Se le misure economiche saranno incisive, in particolare in settori come l’edilizia abitativa a prezzi accessibili, è prevedibile un effetto a catena positivo sul sentiment dei consumatori. Il che potrebbe sostenere i comparti orientati ai consumi, soprattutto quei nomi che hanno subito un declassamento a valutazioni interessanti, e “rinvigorire settori ciclici come l’edilizia e i servizi finanziari”. Se invece verrà preferito un approccio fiscale più contenuto, Dorson crede sarà necessario individuare i comparti con alfa che non dipendano fortemente dai fattori ciclici. “Diverse opportunità nel ramo dell’IT e dell’intelligenza artificiale sembrano destinate a proseguire la loro traiettoria di crescita, indipendentemente dalle tendenze cicliche”, chiarisce lo specialista.
Che gli investitori non debbano lasciarsi scoraggiare dai dati è convinzione anche di Brendan Ahern, chief investment officer di KraneShares. Il manager segnala infatti come gli ultimi indicatori abbiano evidenziato anche alcuni elementi positivi, tra cui la crescita del Pil e la produzione industriale ma anche le vendite al dettaglio online. “Le politiche di sostegno al settore immobiliare saranno probabilmente intensificate, come dimostra il pacchetto di sostegno da mille miliardi di renminbi appena varato”, sostiene.
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Per l’esperto, c’è troppa enfasi anche sul calo demografico. Molte altre economie asiatiche, spiega infatti, mostrano gli stessi andamenti del Dragone: dal Giappone, la cui crescita è negativa fin dal 2013, alla Corea del Sud, che riporta i peggiori dati dell’area Ocse. “A differenza dei Paesi orientati al mercato interno, gli Stati guidati dall’esportazione non hanno bisogno di una popolazione numerosa per ottenere buone performance azionarie”, spiega Ahern. Anche se precisa che, nel lungo periodo, la tendenza di Pechino basarsi sempre più sulla domanda interna imporrà di affrontare comunque il problema.
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