Al via la terza emissione del titolo di Stato dedicato ai risparmiatori. Il Tesoro offre una cedola minima al 3,25% per tre anni, che sale al 4% per gli altri tre. Più il premio fedeltà dello 0,7%
Tutto pronto per il terzo atto del Btp Valore. Il Tesoro ha infatti comunicato i tassi minimi garantiti con cui spera di sedurre i piccoli risparmiatori e bissare il successo delle emissioni precedenti: il 3,25% per i primi tre anni, che sale al 4% per i secondi tre. Per conoscere la cedola definitiva bisognerà però aspettare la fine del collocamento che parte lunedì 26 febbraio e termina venerdì 1° marzo (salvo chiusura anticipata): i tassi cedolari definitivi potranno infatti essere confermati o rivisti al rialzo in base alle condizioni di mercato di quel giorno.
Questa volta il titolo destinato esclusivamente al retail, il cui codice Isin è IT0005583478, ha una durata di sei anni, più delle precedenti edizioni quando si era fermato a quattro e cinque. Resta invece invariata la struttura delle cedole crescenti, grazie al meccanismo ‘step up’ di 3+3 anni. E aumenta allo 0,7%, in linea con la durata, l’extra premio finale di fedeltà destinato a chi acquista il bond durante i giorni di collocamento e lo detiene fino a scadenza.
Le raccomandazioni dei gestori
Vincenzo Cuscito, head of Investment Consultants Italy di Moneyfarm
Lo scorso ottobre il Btp Valore ha raccolto 17,2 miliardi di euro, poco meno dei 18 totalizzati durante il debutto di giugno. E il governo punta a un altro successo. Gli asset manager mettono però in guardia i risparmiatori su alcune criticità. “È uno strumento interessante, ma non bisogna dimenticare che risponde a specifici obiettivi d’investimento: protezione del capitale con garanzia dello Stato italiano e generazione di una cedola annua. Non è una soluzione adatta a raggiungere qualsiasi obiettivo: ad esempio chi cercasse la crescita del capitale investito dovrebbe esplorare soluzioni alternative”, osserva Vincenzo Cuscito, head of Investment Consultants Italy di Moneyfarm.
L’esperto sottolinea poi che l’investimento è garantito dallo Stato italiano a scadenza, ma se il risparmiatore volesse liquidare il titolo in anticipo, si esporrebbe a potenziali perdite in conto capitale. “È un punto fondamentale: bisogna considerare il proprio orizzonte temporale e valutare attentamente se potrebbe verificarsi la necessità di accedere ai capitali investiti nel Btp Valore prima della scadenza”, mette in guardia Cuscito. Che naturalmente raccomanda anche un portafoglio diversificato: “Concentrare il proprio portafoglio su un solo tipo di strumentopotrebbe non essere la scelta più saggia, soprattutto per un investitore risiedente in Italia, che possiede immobili e ha attività lavorative o imprenditoriali nel Paese”.
Una politica “rischiosa”
Roberto Rossignoli, senior portfolio manager di Moneyfarm
Dal punto di vista politico, Roberto Rossignoli, senior portfolio manager di Moneyfarm, fa notare che l’aumento della quota di debito pubblico detenuta da investitori domestici e retail contribuisce a ridurre la sensibilità alla volatilità dei tassi e ai cambiamenti del contesto finanziario internazionale. “Che sia un outlook negativo, un cambio di rating, un’accelerazione sul quantitative tightening da parte della banca centrale, è lecito immaginarsi che difficilmente la reazione dell’investitore retail medio possa essere equiparabile a quella di investitori istituzionali internazionali”, spiega.
Inoltre, a suo parere, portare all’eccesso tale politica può avere anche potenziali risvolti negativi di medio-lungo termine. “Prima di tutto, introduce una distorsione degli incentivi fiscali del governo, in quanto un costo della raccolta non ‘indicizzato’ a misure di effettiva performance economica e fiscale può degenerare in politiche recessive per la crescita”, riflette Rossignoli. Per l’esperto, l’esperienza del Giappone può essere d’ispirazione Tokyo, infatti, con un debito pubblico del 240% circa, è riuscito a mantenere negli ultimi vent’anni un costo del finanziamento estremamente contenuto. “Nonostante questo, però, anche la crescita economica nell’ultimo ventennio è risultata anemica”, sottolinea.
E il Giappone, evidenzia l’esperto, dispone di una banca centrale completamente autonoma, che può agire secondo interessi idiosincratici dell’economia domestica. “Il rischio è quello creare un cortocircuito tra ricchezza degli italiani e andamento del Paese. Periodi di stress finanziario e possibile incremento degli spread potrebbero coincidere con una decrescita della ricchezza netta dei risparmiatori, togliendo un supporto anticiclico all’economia del Paese”, mette quindi in guardia Rossignoli.
Per lo specialista, negli ultimi anni l’Italia si è già trovata a dover affrontare momenti di forte stress e volatilità per i propri titoli di Stato, in occasione per esempio dei cambi di governo oppure durante la crisi del debito europeo nel 2011. “In questi periodi, se si volesse liquidare il proprio investimento in Btp, si potrebbero realizzare ingenti perdite”, conclude.
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