Le retribuzioni tedesche stanno salendo più del previsto e rischiano di fermare la disinflazione. Per i gestori il dato europeo sarà cruciale per decidere il percorso di allentamento dell’Eurotower
Mentre i mercati aspettano l’ormai imminente indicatore del primo trimestre sui salari dell’Eurozona, la Bundesbank suona l’allarme inflazione. E pone una seria ipoteca sul percorso di allentamento della Banca centrale europea. Secondo l’istituto federale tedesco, infatti, in Germania le retribuzioni stanno aumentando più rapidamente del previsto e rischiano di fermare la ritirata dei prezzi. Se una prima riduzione del costo del denaro il prossimo 6 giugno sembra ormai scontata, a Francoforte non c’è ancora un accordo sul ritmo al quale proseguire e un responso negativo sul fronte dei salari potrebbe essere decisivo nel far pendere la bilancia verso la cautela.
Stessa cautela mostrata dalla Bundesbank, principale azionista della BCE, nel suo rapporto mensile sull’economia del Paese. “Ci sono ancora rischi per il processo fondamentale di disinflazione”, scrivono infatti i banchieri centrali teutonici, sottolineando come la crescita dei salari di recente sia stata più forte di quanto atteso. “Ciò potrebbe significare che la pressione ancora elevata sui prezzi dei servizi in particolare potrebbe durare più a lungo”, viene evidenziato.
Nel primo trimestre dell’anno, in Germania le retribuzioni concordate collettivamente, bonus compresi, sono infatti aumentate del 6,2% su base annua, rispetto al 3,6% segnato nel precedente periodo ottobre-dicembre 2023. Escludendo i pagamenti una tantum, sono cresciute del 3,0%, anche in questo caso di più rispetto a tre mesi prima. “Ciò estende la tendenza al rialzo dei salari reali dalla primavera del 2021, che è stata piuttosto elevata in un contesto di lungo periodo”, viene quindi fatto notare dalla banca centrale.
Per quanto riguarda l’economia, Joachim Nagel e colleghi si mostrano fiduciosi, ma senza illusioni. Per la Buba, Berlino dovrebbe crescere moderatamente anche nel secondo trimestre di quest’anno, sempre grazie ai servizi. Il comparto manufatturiero è visto invece ancora in difficoltà: una ripresa duratura non è ancora all’orizzonte dal momento che gli ordini restano bassi. Infine l’inflazione è attesa risalire a maggio rispetto al 2,4% di aprile, per poi attestarsi su livelli leggermente più alti nei prossimi mesi, soprattutto a causa di un confronto sfavorevole con l’anno scorso quando i prezzi dei biglietti ferroviari erano stati ridotti e i costi del carburante erano diminuiti.
Salari osservati speciali
Se dunque l’aumento dei salari dovrebbe ridare impulso ai consumi privati, e quindi all’economia teutonica, la previsione della Bundesbank preoccupa però non poco i mercati. La presidente della BCE, Christine Lagarde, si è detta “davvero fiduciosa” che il carovita stia tornando “sotto controllo” e ha spiegato che “se i dati in arrivo rafforzeranno il livello di fiducia in merito al raggiungimento di un’inflazione al 2% nel medio termine”, allora c’è “una forte probabilità” di una sforbiciata il prossimo 6 giugno. I riflettori sono insomma puntati sul dato europeo del primo trimestre.
Per George Curtis, portfolio manager di TwentyFour AM, l’Eurotower inizierà quasi certamente il ciclo di riduzione dei tassi il mese prossimo, ma determinare con precisione la crescita dei salari in Europa è più complicato che negli USA “data la disparità delle relazioni e delle tendenze negoziali a livello nazionale”. Secondo gli ultimi verbali della banca centrale, la crescita annuale della retribuzione per dipendente è rallentata al 4,6% nel quarto trimestre rispetto al 5,1% del terzo, mentre quella oraria è passata dal 5% al 4,4%.
“I dati che abbiamo visto finora sono stati contrastanti, con Berlino in particolare che ha mostrato un potenziale rialzo all’inizio dell’anno, anche se il percorso previsto per i salari negoziati dovrebbe attenuarsi al 4,3% a causa di dati più positivi al di fuori della Germania”, spiega Curtis. Osservando anche che alcuni indicatori salariali di prospettiva stanno mostrando qualche segno di frenata, e la BCE indica tra questi l’Indeed Wage Tracker, che tiene traccia degli annunci di lavoro in tutta Europa. “Le prime indicazioni dicono che ad aprile si stanno verificando ulteriori segnali di allentamento, con i salari pubblicizzati tedeschi che sono aumentati del 3,39% su base annua, in calo rispetto al 4,65% di inizio anno, e con quelli europei complessivi che il mese scorso sono rallentati al 3,02%, l’1% in meno rispetto alla fine dell’anno scorso” prosegue.
Ne deriva che la BCE dovrebbe restare cautamente ottimista sul percorso dell’inflazione dei servizi nel corso dell’anno, anche se nel 2024 l’aumento delle retribuzioni dovrebbe rimanere al di sopra del livello coerente con il suo target di inflazione. Ecco perché, secondo Curtis, la direzione della crescita dei salari nominali sarà fondamentale per capire non tanto quando avverrà il primo taglio, ma come sarà il percorso in futuro. “In un contesto di crescita in miglioramento, basso tasso di disoccupazione e crescita dei salari che si sta lentamente normalizzando, riteniamo che non sia necessario che la BCE effettui tagli aggressivi nel 2024 e che il mercato preveda circa tre tagli per quest’anno”, conclude.
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