La crisi spinge i depositi bancari: +6,8% ad aprile
Giù raccolta obbligazionaria e sofferenze. E con i decreti anti-Covid aumentano i prestiti a imprese e famiglie. I dati Bankitalia
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“Anche le banche saranno colpite dalla crisi”. L’allarme arriva direttamente dalla Banca d’Italia, che attraverso le parole del responsabile della vigilanza, Paolo Angelini, davanti alla commissione di inchiesta sulle banche, spezza così i sogni di chi pensava che gli istituti di credito potessero uscirne pressoché indenni. “Le simulazioni che abbiamo non sono rassicuranti: è evidente che una perdita del Pil del 9% non potrà non incidere sulle imprese e a catena sulle banche che sono esse stesse imprese”.
Nel frattempo però, sottolinea Angelini, gli istituti di credito stanno continuando a lavorare per dare seguito ai decreti anti-Covid del governo. È infatti in rapida crescita la percentuale di erogazione di prestiti garantiti alle pmi rispetto alle richieste. “Questa quota – puntualizza – è quasi raddoppiata nella seconda metà di maggio (dal 33% del 15 maggio al 61-63% in termini di importi del 29 maggio). Il processo per far affluire il credito alle pmi, pur avviatosi con difficoltà, sembra essersi definitivamente messo in moto”. Per i finanziamenti sopra i 25mila euro, Angelini sottolinea come i tempi siano più lunghi ma come si tratti di un aspetto fisiologico. “Di solito – osserva – si tratta di gente adulta che può interagire con più banche. Sulle 800mila richieste, 720mila sono sotto i 25mila euro” ed è questo il segmento di pmi che va più “tutelato”.
Certo, ammette il responsabile della vigilanza di via Nazionale, nell’effettiva erogazione dei finanziamenti garantiti si riscontrano ancora ritardi e frizioni, ma, sottolinea, “la novità e la complessità dei processi di erogazione, insieme con le difficoltà derivanti dal gestire una mole eccezionale di richieste in condizioni rese disagiate dalla necessità di svolgere gran parte delle attività da remoto, sono certamente tra i fattori che possono contribuire a spiegare una parte di questi ritardi”.
A quegli istituti che che presentano un numero di erogazioni di prestiti garantiti in rapporto alle richieste ricevute inferiore al valore mediano del sistema, la Banca d’Italia ha inviato una comunicazione in cui chiede “di attivarsi rapidamente per rimuovere eventuali cause di ritardo imputabili a loro carenze”. “Nella lettera – spiega Angelini – chiediamo informazioni sulle cause dei ritardi, pur sottolineando la loro piena autonomia nella decisione di concedere o meno i finanziamenti”. Dalle prime evidenze, aggiunge, i ritardi “non sono legati al capitale o alla liquidità” delle banche ma a una serie di fattori temporanei quali l’organizzazione, l’elevato numero di domande, le norme e le difficoltà della pandemia.
Chi invece sta già pagando il prezzo della pandemia è l’industria italiana. Ad aprile la produzione registra su marzo un altro crollo, pari al 19,1%. La caduta su base mensile rappresenta “una nuova, marcata flessione, seppure meno ampia di quella di marzo (-28,4%), sottolinea l’Istat evidenziando come “l’unico comparto in leggera crescita” sia quello farmaceutico (+2,0%), mentre rimane sostanzialmente stabile quello alimentare (-0,1%)”. Peggio va su base annua: il tonfo arriva al 42,5%, “nuovo record della serie storica disponibile, che parte dal 1990, superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009”.
Le industrie tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori e quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto sono tra le più colpite, con riduzioni della produzione senza precedenti e rispettivamente pari all’80,5% e al 74,0%. Inimmaginabile il dato dell’auto, a causa del fermo totale, che registra un secco -100%. Su base annua non si va lontano: -98,4% il dato corretto per gli effetti di calendario e -95,5% la variazione grezza.