USA, mercato del lavoro solido: addio a un altro maxi taglio Fed
Il Job report di settembre supera le attese e allontana lo spettro recessione. Ora gli analisti si aspettano due tagli da 25 punti base entro fine anno. “Occhio alla duration”
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L’eccessiva esposizione al sistema bancario ombra pone seri rischi per gli istituti di credito del Vecchio Continente. L’alert arriva dalla Banca Centrale Europea, che in uno studio ha analizzato le possibili ricadute della relazione troppo stretta tra le principali banche dell’Area euro e gli intermediari finanziari non bancari (Nbfi). Se fondi, assicurazioni e clearing house ritirassero i propri depositi o dovessero trovarsi in difficoltà, causerebbero infatti seri effetti sull’intero sistema creditizio.
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Dall’analisi dell’Eurotower emerge che le esposizioni di asset delle banche dell’Eurozona verso entità Nbfi sono “considerevoli”. In media, esse rappresentano circa il 9% delle attività totali delle istituzioni significative: si tratta principalmente di prestiti, mentre i titoli hanno un ruolo marginale. E sono proprio le più grandi quelle maggiormente legate allo shadow banking: l’80% della raccolta e circa il 90% delle esposizioni, sia in termini di attività bancarie che di passività, risultano infatti concentrati nei primi 13 istituti dell’Area. Compresi gli otto di importanza sistemica globale: Bnp Paribas, Deutsche Bank, Bpce, Credit Agricole, Ing, Santander, Societe Generale e UniCredit.
Ne deriva che il pericolo di ricadute è forte. Il maggior rischio, secondo Francoforte, è quello di liquidità. Se gli Nbfi ritirassero i propri fondi, come i depositi e i pronti contro termine, perché a loro volta colpite da deflussi o per aver peso fiducia in un istituto, il contraccolpo sarebbe cioè pesantissimo. Tali fondi rappresentano, infatti, il 13% di tutte le passività delle banche tradizionali e anche di più per quelle più grandi. “Questi finanziamenti possono essere molto sensibili alla qualità del credito delle banche beneficiarie e possono amplificare le pressioni di finanziamento che gli istituti devono affrontare se la solidità dei loro fondamentali viene messa in dubbio”, hanno spiegato i tecnici della Bce.
Altre aree di ricaduta possono poi essere le vendite forzate di attività da parte delle banche ombra, che causerebbero perdite agli istituti tradizionali essendo i loro portafogli sovrapposti o correlati. Inoltre, le difficoltà dei player sistemici potrebbero comportare problemi a cascata sugli intermediari finanziari non bancari. “Se una o un gruppo di tali soggetti dovesse essere in difficoltà, si rischiano ripercussioni sostanziali in termini di capacità di parti significative del settore Nbfi a gestire la liquidità e i rischi di mercato”, viene detto nello studio.
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La Bce ricorda anche che, dall’inizio della crisi finanziaria globale, la crescita nel settore degli intermediari non bancari nell’Eurozona ha superato di gran lunga quella del settore creditizio tradizionale. Ma le banche hanno anche mantenuto il loro ruolo centrale nei mercati finanziari come principali market maker, controparti di compensazione e gateway per lo shadow banking.
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