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Uno studio di S&P mostra che sempre più istituti si stanno orientando verso un modello integrato. E che il trend è destinato a rafforzarsi. Merito di una serie di vantaggi: ecco quali
Le banche europee puntano decise sul modello della bancassicurazione. Complice il riprezzamento del mercato, gli istituti del Vecchio Continente stanno infatti adottando sempre di più strategie di crescita organica ed esterna per diversificare i loro flussi di reddito. E nel mirino ci sono appunto le assicurazioni. È quanto emerge da un’analisi di S&P Global Ratings, secondo cui il trend è destinato a rafforzarsi ulteriormente in futuro, con notevoli benefici, anche se le sfide non mancano.
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I vantaggi di un modello integrato
“Le banche europee riconoscono che le attività assicurative, se gestite in modo efficiente, generano un rendimento a due cifre del capitale proprio e un livello di leva finanziaria di bilancio inferiore rispetto alle attività bancarie”, spiega Nicolas Charnay, credit analyst dell’agenzia. La tendenza è dunque destinata a rafforzarsi sia per fattori strutturali, come le sinergie naturali di distribuzione e cross-selling tra prodotti bancari e assicurativi, sia per ragioni normative, grazie anche al quadro UE sui conglomerati finanziari.
Secondo S&P, infatti, “possedere una compagnia assicurativa consente un allineamento strategico all’interno del gruppo”, con la possibilità di allocare i profitti lungo tutta la catena del valore, compensando i prodotti con margini più bassi con quelli a redditività maggiore. Non solo. Questo modello integrato permette anche un maggiore “controllo su prezzi e operatività”, oltre a migliorare “il capitale regolamentare e il ritorno sul capitale, grazie al trattamento normativo previsto nell’Unione Europea”. Le acquisizioni infine, evidenzia l’analisi, favoriscono l’ottimizzazione “dell’eccesso di capitale non fungibile delle controllate attive nel campo assicurativo”.
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Le operazioni analizzate
Lo studio conferma quindi che le filiali assicurative degli istituti analizzati sono generalmente riuscite a mantenere coefficienti di solvibilità vicini al 200%, nonostante la volatilità dei tassi d’interesse e il consistente pagamento di dividendi. Hanno poi sfruttato le loro riserve di capitale regolamentare per espandersi organicamente e attraverso acquisizioni. E sono state comunque in grado di distribuire quasi il 100% dei profitti sotto forma di dividendi alle loro società madri, soprattutto grazie al cambiamento del mix di prodotti assicurativi e all’attenzione ai margini. Questo, spiegano gli analisti dell’agenzia, ha fatto salire l’eccesso di capitale regolamentare distribuibile degli assicuratori, con l’assegnazione di “dividendi talvolta straordinari in aggiunta agli elevati coefficienti di payout”, come successo nel 2022 a Credit Agricole Assurances.
A testimonianza del trend europeo, lo studio cita le numerose operazioni rese pubbliche nel 2024 e 2025. Lo scorso agosto, BNP Paribas ha annunciato l’intenzione di acquisire Axa Investment Managers, mentre questo mese Banco BPM ha acquisito una partecipazione del 90% nella società di gestione patrimoniale Anima tramite la sua divisione assicurativa. Ancora: a gennaio di quest’anno il gruppo francese Bpce ha rivelato l’intenzione di creare una joint venture con l’italiana Generali nella gestione patrimoniale e a marzo Piraeus Financial Holdings S.A. ha comprato il 90% di Ethniki Hellenic General Insurance Company. Inoltre diverse importanti banche nordiche hanno ripetutamente espresso il loro interesse per acquisizioni aggiuntive nel settore delle assicurazioni. Ad esempio, Nordea Bank AB ha acquisito TopDanmark Life nel 2022, mentre Danske Bank A/S ha messo le mani su SEB Pension nel 2018.
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Le sfide non mancano
Com’è ovvio, fanno infine notare gli esperti di S&P, il percorso non è tutto in discesa. Essendo strutture complesse e con esposizioni significative a determinate classi di attività, come le obbligazioni sovrane o gli immobili, i gruppi bancassicurativi “richiedono adeguati sistemi di gestione del rischio e compliance”. Infatti, conclude il report, in condizioni economiche o di mercato più difficili “la correlazione tra i rischi o i ricavi del ramo vita e quelli bancari potrebbe aumentare”.
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