Secondo Capgemini, meno del 40% dei manager è soddisfatto dei risultati. Pesano alcuni ostacoli operativi ma non solo, mentre aumentano le sfide tecnologiche e normative. Ecco come accelerare la trasformazione
La maggior parte delle banche e delle compagnie assicurative fatica a massimizzare il valore dei propri investimenti nel cloud. Appena il 12% può essere infatti considerato un “innovator” in questo ambito e meno di due dirigenti su cinque sono pienamente soddisfatti dei risultati ottenuti. È quanto emerge dal World Cloud Report for Financial Services 2025 del Capgemini Research Institute, secondo cui c’è una netta differenza nel modo in cui le istituzioni finanziarie tradizionali e quelle di nuova generazione guardano al cloud: la maggior parte delle banche e delle compagnie assicurative vi investe con l’obiettivo primario di aumentare l’efficienza operativa (84%), mentre le FinTech e le InsurTech vi puntano per accelerare le vendite (62%).
Il report ha raccolto le opinioni di 600 dirigenti del settore dei servizi finanziari e 120 del mondo FinTech e InsurTech in tredici mercati e sottolinea come il contesto si sia fatto piuttosto difficile. Colpa soprattutto dell’inefficienza nella raccolta e nella gestione dei dati, delle lacune nella cybersecurity, delle complessità normative e dell’evoluzione delle aspettative dei clienti. Ne deriva che banche e assicurazioni si rivolgono sempre più spesso a soluzioni cloud per mitigare questi rischi, come testimoniato da un aumento del 26% nell’utilizzo di termini legati al cloud nelle relazioni annuali delle 40 principali società del settore a livello globale tra il 2020 e il 2023.
Gli ostacoli
Nonostante questo, le aziende continuano però a dover affrontare ostacoli nella massimizzazione del valore. La causa sta soprattutto in alcune problematiche di tipo operativo che ancora influenzano i dirigenti, rallentando il rendimento delle iniziative di trasformazione e degli investimenti. Meno del 40% dei top manager si dichiara pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti dalle proprie soluzioni cloud, come la capacità di fornire una riduzione dei costi operativi (33%), una maggiore scalabilità (27%), un’accelerazione dell’innovazione (26%), dati e analisi avanzati (24%) e un miglioramento in termini di sicurezza e compliance (21%). Stando allo studio, la colpa è di un approccio di migrazione basato su un modello ‘lift-and-shift’, di una rapida scalabilità che porta a costi più alti del previsto, di modelli di pricing complicati e di pratiche di governance e gestione inefficaci.
Per Dario Patrizi, financial services director di Capgemini Italia, l’adozione di questi servizi andrebbe invece considerata non solo l’obiettivo finale ma l’inizio di un percorso trasformativo che alimenta la crescita aziendale a lungo termine. “Dalla nostra ricerca emerge chiaramente che, sebbene la tecnologia sia considerata dagli istituti finanziari un elemento fondamentale, alcune aziende considerano ancora il cloud solo un mezzo per ridurre i costi, mentre quelle più innovative lo usano come leva per ridefinire le proprie operations”, spiega. Sottolinea poi come, grazie a un approccio cloud-native finalizzato a promuovere una cultura dell’innovazione, le banche e le compagnie assicurative otterrebbero un miglioramento nell’offerta di nuovi prodotti e servizi, l’ingresso in nuovi mercati e un aumento della soddisfazione dei clienti. “Con l’adozione sempre più diffusa dell’AI generativa da parte delle aziende, un’infrastruttura tecnologica basata sul cloud può supportare il settore nel trarre il massimo dagli investimenti in nuove tecnologie su larga scala”, aggiunge.
Una realtà operativa complessa
Quanto alla grande quantità di dati personali, finanziari e transazionali sui clienti detenuti da banche e assicurazioni, il report mette in evidenza numerose sfide. In particolare i dirigenti sono preoccupati per i sistemi legacy che ostacolano l’integrazione dei dati (71%), per la loro protezione e per la difficoltà di mantenere la privacy (70%), e per la loro scarsa qualità, con informazioni errate o mancanti (69%). Con l’entrata in vigore del Digital Operational Resilience Act(DORA) in Europa nel gennaio 2025 e la crescente pressione normativa a livello globale, lo studio evidenzia che le istituzioni finanziarie dovranno rispettare requisiti di conformità sempre più rigorosi. In particolare nell’uso delle piattaforme tecnologiche e dei fornitori terzi. La recente normativa del Consumer Financial Protection Bureau riguardo l’open banking sottolinea proprio l’importanza di soluzioni cloud-native per mantenere i costi di scambio dei dati contenuti e assicurare la conformità. “Maggiori vincoli su dati, sicurezza e regolamentazione costringeranno le organizzazioni a lavorare più intensamente per estrarre insight significativi e dare priorità all’innovazione”, scrivono gli esperti Capgemini.
Il report sottolinea inoltre che per l’81% dei top manager la mancanza di tecnologie adeguate è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi aziendali. E per la maggior parte l’intelligenza artificiale (81%), l’analisi predittiva (75%) e l’automazione robotica dei processi (65%) sono cruciali per supportare un ecosistema cloud. Tuttavia, le istituzioni tradizionali si dimostrano carenti nella maturità e nelle competenze necessarie per queste tecnologie: solo il 15% ha una maturità elevata in termini di AI, il 30% nelle analisi predittive e il 22% nell’automazione robotica dei processi.
Come creare una cultura innovativa e cloud-native
Secondo la ricerca, sono appunto appena il 12% a sfruttare una visione ben definita supportata da piattaforme scalabili ed ecosistemi maturi per generare risultati aziendali di alto livello. Questo approccio da “cloud innovator” porta invece vantaggi significativi. Basti pensare che il 32% degli innovatori supera gli obiettivi di upsell e cross-sell rispetto al 12% dei concorrenti; che il 32% supera gli obiettivi di monetizzazione dei dati (contro il 10%), e che il 22% oltrepassa i target di sviluppo di prodotti innovativi (contro il 10%). Per accelerare l’efficienza operativa e l’innovazione, il report suggerisce che banche e assicurazioni adottino un approccio incentrato sui dati e sul cloud. Ciò richiede una particolare attenzione alla creazione di applicazioni cloud-native, all’investimento in professionisti specializzati, alla costruzione di una cultura che incoraggi la condivisione di idee e best practice e alla democratizzazione dell’accesso alla tecnologia per tutti i team.
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