L’outlook della casa vede sviluppi positivi per Stati Uniti e Vecchio Continente. Ma se la BCE continuerà a tagliare, non è detto che la Fed faccia lo stesso. E c’entra anche l’effetto Trump. Dall’equity ai governativi, la ricetta per preparare il portafoglio
Stati Uniti solidi ma con possibili rischi legati alla presidenza Trump, un’Europa che vedrà la propria crescita trainata soprattutto dall’allentamento monetario della Banca Centrale Europea e l’incognita Cina sempre presente. Sono questi i tre pilastri del 2025 immaginato da J.P. Morgan Asset Management, che il 3 dicembre ha presentato alla stampa il suo outlook per il prossimo anno. Una view dalla quale emergono con chiarezza due indicazioni di portafoglio: comprare azioni americane e guardare al Vecchio Continente per l’obbligazionario.
Secondo Maria Paola Toschi, global market strategist della società, gli Stati Uniti resteranno solidi ma dovranno fronteggiare alcune incognite legata alla all’effettoTrump. La manager prevede ad esempio che il deficit pubblico supererà il 6% mentre il debito arriverà 140% del PIL entro il prossimo decennio. Così come ferma è la convinzione che le politiche sull’immigrazione del tycoon avranno come effetto anche quello di ravvivare l’inflazione attraverso l’innesco di una nuova spirale prezzi-salari. Tutte dinamiche che nel complesso, ha spiegato, “rischiano di indebolire la crescita del PIL americano”. Quanto invece alla guerra commerciale promessa dal leader repubblicano, Toschi è convinta che non si rivolgerà solo alla Cina ma coinvolgerà anche altri bersagli: “La Germania sarà il Paese più esposto nell’Eurozona e questo porta con sé la possibilità di ripercussioni di scala globale per la crescita o la dinamica dei prezzi”. Quanto alla Fed, il cui taglio di 25 punti base a dicembre pare ormai scontato, la view dell’esperta sul 2025 è all’insegna della cautela: “Le sforbiciate potrebbero essere meno del previsto, tanto è vero che dalle ultime minute sono già emersi accenni a un contesto economico più incerto”. Anche per questo, l’attesa è per un elevato livello di volatilità sui Treasury.
La BCE sostiene l’Europa
Quanto all’Europa, che pure si ritrova a fare i conti con la concorrenza della Cina sull’elettrico e con altre debolezze industriali causate da una inadeguata pianificazione strategica, Toschi ha parlato di un sentimento positivo rispetto all’andamento del 2025. “Nonostante lacrisi che stanno vivendo Germania e Francia”, ha detto, “la crescita del blocco dovrebbe beneficiare di un allentamento monetario più deciso rispetto a quello degli USA”. È infatti opinione dell’esperta che la BCE abbia imboccato un percorso più netto di abbassamento dei tassi, anche se l’altra faccia della medaglia di questo processo potrebbe consistere in un indebolimento dell’euro sul dollaro e in conseguenti pressioni inflattive.
Capitolo a parte quello della Cina, che J.P. Morgan vede protagonista di una fase interlocutoria. Se infatti è vero che rientra tra i maggiori destinatari dei dazi di Trump, con il tycoon che ha minacciato di colpirla sia direttamente sia per tramite del Messico e di altri Paesi da cui Pechino fa transitare le sue merci, dall’altro Toschi nota come le autorità pubbliche stiano reagendo positivamente alle difficoltà degli ultimi due anni. “Gli stimoli fiscali annunciati nelle scorse settimane non rappresentano forse il bazooka che molti osservatori si aspettavano ma segnano comunque l’inizio di uno sforzo volto a sanare lo scoppio della bolla immobiliare e a rilanciare la domanda interna”, ha detto. Un’osservazione che, unita alle modalità con cui si stanno ridistribuendo le catene di fornitura globali, fa capire quanto il fenomeno della ri-globalizzazione sia ormai realtà.
L’azionario USA non tramonta mai
Quanto alle strategie di portafoglio, lo scenario disegnato da Toschi non può che confermare il ruolo centrale del mercato USA per l’azionario. Anche in considerazione del fatto che gli States offrono prospettiva di crescita degli utili come nessun’altro mercato. Eppure, per la strategist, si pone un tema di selezione da non trascurare: “Poiché le enormi attese sui Big Tech creano il rischio di un effetto delusione”, ha detto, “meglio ridurre l’esposizione alle ‘Magnifiche Sette’ per concentrarsi su altri segmenti dell’indice”. Un ragionamento che vale anche per il tema del momento, l’intelligenza artificiale, da cavalcare spostando il focus su parti della catena del valore finora inesplorate: dagli hyperscalers agli sviluppatori di software fino alle aziende attive in campi come la refrigerazione dei centri di calcolo. Tra le altre geografie, le valutazioni convenienti gettano una luce positiva sull’Europa mentre la possibilità di farsi guidare da fondamentali per trovare gemme nascoste porta a non escludere del tutto la Cina.
Dove il Vecchio Continente ha più carte da giocarsi è l’obbligazionario, che tornerà a mostrare la correlazione con l’equity per la quale si è sempre contraddistinto come asset class. Secondo Toschi, la possibilità di prevedere con maggiore facilità le mosse della BCE rende infatti più preferibile questa area rispetto agli USA per un’allocazione tattica. “Avere in portafoglio governativi dell’Eurozona è utile sia in ottica di rendimento sia per la rivalutazione del capitale”, ha detto, aggiungendo come un’altra categoria destinata a guadagnare peso sia rappresentata dai mercati privati.
Alessandro Tentori, CIO Europa di Axa IM, nell’outlook della società per il nuovo anno individua diversi cambi di passo: la FED potrebbe allentare la propria politica dei tagli dei tassi e le obbligazioni governative per i gestori figureranno come asset tattico, non più strategico
A dicembre i prezzi hanno rallentato al 2,5%. Giù anche il dato core e quello dei servizi. Per alcuni analisti la disinflazione è avviata e Bailey potrebbe tagliare quattro o cinque volte nel 2025. Per altri resterà cauto
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