Risparmio, solo un italiano su quattro investe
Secondo una ricerca XTB-YouGov, la quota scende al 19% tra le donne. Nord più dinamico, Sud in ritardo. Cruciale resta l’istruzione. Bond, azioni e fondi comuni gli strumenti preferiti
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Il 2024 dell’asset management si chiude con il segno più. Lo scorso anno, gli asset in gestione a livello globale sono infatti aumentati del 12% arrivando a toccare quota 128mila miliardi di dollari, di cui 8.200 miliardi detenuti dai clienti retail e 16.800 da quelli istituzionali. L’Italia si conferma quinto mercato a livello europeo, con 2.400 miliardi di dollari e con una crescita dell’8%, in linea con la media del Continente. A tracciare il bilancio è il report ‘Global Asset Management 2025’ di Boston Consulting Group (BCG), che rimarca la ripresa del settore rispetto alla contrazione registrata nel 2022, ma che al tempo stesso ne segnala la vulnerabilità.
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Crescenti pressioni strutturali stanno infatti mettendo sotto pressione l’industria, imponendo una profonda trasformazione del modello operativo. “Nel 2024 il settore è cresciuto in modo consistente, ma in larga parte grazie alla spinta dei mercati”, spiega Graziano Pace, principal di BCG. Un trend che, secondo l’esperto, evidenzia proprio “la necessità di rafforzare le fondamenta operative del modello di asset management, in un contesto in cui pressione sui margini, evoluzione della domanda e trasformazione digitale si intersecano”.
Nonostante l’aumento delle masse gestite, preoccupa appunto che oltre il 70% dei 58 miliardi di dollari di crescita dei ricavi sia stato determinato dall’andamento dei mercati finanziari e solo il 30% dalla raccolta netta. Per gli esperti di BCG, il dato conferma un trend strutturale: dal 2006, circa il 90% dell’incremento dei ricavi del settore è stato generato dall’apprezzamento dei mercati, mentre i prodotti passivi continuano ad attirare la quota maggiore dei flussi netti. A ciò si aggiungono fattori come la persistente pressione sulle commissioni, scese da 25 a 21 punti base tra il 2015 e il 2021, fino ad attestarsi a 20 punti base nel 2024, l’evoluzione della domanda degli investitori e la crescente digital disruption. Tutto questo sta spingendo gli asset manager a ridefinire i propri modelli operativi, a potenziare l’efficienza sui costi e ad affinare il proprio orientamento strategico.
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Guardando alla sola Europa, il totale degli asset gestiti ha raggiunto i 25mila miliardi di dollari, di cui 8.200 miliardi attribuiti ai clienti retail e 16.800 a quelli istituzionali. L’Italia si conferma il quinto mercato del risparmio gestito del Vecchio Continente e cresce in linea con l’andamento medio europeo. Gli investitori retail rappresentano il gruppo di clienti più numeroso, determinando un incremento più marcato del segmento, pari al 10%, rispetto al 5% del comparto istituzionale. All’interno di questo segmento, oltre il 70% delle masse è detenuto in fondi comuni, che hanno registrato una crescita a doppia cifra nel corso dell’anno, mentre il comparto assicurativo rimane il secondo canale retail per volumi gestiti. Sul fronte istituzionale, le compagnie assicurative si confermano il principale gruppo di clienti, seguite dai fondi pensionistici: entrambi hanno registrato una crescita a bassa cifra singola.
Secondo Pace, la sfida principale per il futuro non è solo adattarsi, ma farlo in modo coerente e coordinato. “In Italia, dove il retail continua a trainare il mercato, assorbendo una quota pari al 59% degli AuM, contro la quota media registrata a livello europeo del 33%, sarà fondamentale agire su efficienza e innovazione, facendo leva sempre di più sulla distintività ed eccellenza di prodotto, in linea con le caratteristiche della clientela finale”, avverte.
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Secondo lo studio, sono tre le forze che stanno ridefinendo il settore. La prima riguarda le opportunità di prodotto in risposta al cambiamento della domanda degli investitori. Per BCG, gli asset manager hanno due principali strade per affermarsi in un mercato in evoluzione, sia in termini di offerta che di distribuzione. Da un lato, possono puntare a ottenere una quota più ampia in un comparto della gestione attiva che, pur essendo in contrazione, resta strategico. È il caso degli ETF attivi, dei portafogli modello e dei conti gestiti separatamente (sma). In particolare gli ETF attivi, si legge nel report, stanno entrando in una fase di forte crescita: “nel 2024, il 44% di tutti i nuovi exchange traded fund lanciati è stato a gestione attiva, con un tasso di crescita annuo composto del 39% nell’ultimo decennio. Pur rappresentando ancora una quota ridotta (6,5%) degli AuM totali degli ETF, rappresentano un’opzione vantaggiosa per gli investitori, con commissioni medie dello 0,64% rispetto all’1,08% dei fondi comuni”.
Dall’altro lato, i gestori possono svolgere un ruolo di primo piano nell’espansione del mercato degli asset privati rivolti alla clientela retail. L’accesso di questi ultimi rappresenta secondo BCG una “frontiera in espansione”. I fondi semi-liquidi su asset privati hanno infatti superato i 300 miliardi di dollari di patrimonio netto, aumentando di oltre cinque volte negli ultimi quattro anni. Questa crescita è alimentata dalla crescente domanda di rendimenti più elevati in rapporto al rischio e di performance migliori nel lungo periodo. Tuttavia, mettono in guardia gli esperti, per servire efficacemente il mercato retail, è necessario superare le barriere normative, affrontare la complessità nella progettazione dei prodotti e rafforzare l’educazione finanziaria.
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Intanto, prosegue il report, le partnership strategiche e le operazioni di M&A stanno ridefinendo il panorama competitivo, mentre le società fanno a gara per acquisire scala, ampliare l’offerta e potenziare le competenze tecnologiche. In uno studio condotto su 270 società di gestione, BCG ha rilevato che, in media, un asset manager ha raddoppiato i propri AuM tra il 2013 e il 2023. “Chi gestisce le masse più elevate, può ridurre i costi grazie all’implementazione della tecnologia, che consente operazioni semplificate e processi più efficienti. Al contrario, chi gestisce AuM inferiori ai 300 miliardi di dollari deve puntare su modelli operativi più agili”, chiariscono gli esperti.
Infine, con un’attenzione sempre maggiore rivolta all’efficienza operativa, al miglioramento dei processi decisionali e al coinvolgimento dei clienti, l’intelligenza artificiale si sta affermando come un acceleratore strategico. In particolare, la GenAI sta trasformando l’automazione dei processi e la distribuzione dei prodotti, soprattutto in settori complessi come gli asset alternativi e illiquidi, e oggi viene impiegata lungo tutta la catena del valore: front, middle e back office.
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