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Per Matteo Cianfoni, country head Italia di Man Group, la stagione dei tassi bassi è un capitolo chiuso. E nella nuova era che attende i mercati le opportunità si celeranno sempre di più al fuori dalle asset class tradizionali. Sostenibilità e una selezione attenta le chiavi per coglierle. Ma con uno sguardo al credito
Una parantesi anomala destinata a non ripresentarsi più. Matteo Cianfoni, country head per l’Italia di Man Group, ha le idee chiare su cosa abbia rappresentato la lunga parentesi di tassi nulli e liquidità in abbondanza che si è conclusa lo scorso anno. Proprio per questo, è convinto che la nuova stagione dei mercati finanziari si contraddistinguerà per importanti novità: prime tra tutte, una crescita degli asset alternativi e del credito nei portafogli. Prospettiva che promette di offrire all’asset manager internazionale importanti prospettive di sviluppo proprio nel mercato tricolore.
Matteo Cianfoni, country head per l’Italia di Man Group
Quali sono le sue aspettative sull’evoluzione del quadro macro e sul modo con cui impatteranno le strategie di portafoglio?
Nonostante il parziale successo delle contromisure (più o meno tardive) approntate dalle banche centrali, non possiamo aspettarci che la corsa dei prezzi si arresti nel giro di pochi mesi e quindi dobbiamo abituarci a un mondo in cui la moneta è tornata a generare rendimento. Le implicazioni per i portafogli sono lì da vedere: poiché il costo del denaro è il denominatore in base al quale si prezzano le classi di attivo, ritengo ci saranno più opportunità ma anche maggiore dispersione e una certa dose di volatilità. Questo imporrà di ritornare a costruire allocazioni diversificate e resilienti.
Dove si concentreranno le opportunità?
Con i rendimenti complessivi che rimangono elevati, riteniamo che gli investitori possano beneficiare da allocazioni nel reddito fisso e nel credito. Senza contare che l’alto rischio di duration cui tipicamente si associano queste categorie è andato progressivamente a ridursi. Importante resta anche l’equity ma a condizione che la si approcci in modo attivo: a mio avviso, il beta, infatti, non sarà più l’unico driver di performance e questo imporrà di aumentare la selezione di titoli così come di fondi e case di investimento.
Stiamo assistendo a una crescente ripresa degli asset alternativi, di cui Man Group è emblematica rappresentante. Quale ruolo possono avere in questo contesto di mercato e negli anni a venire?
Le asset class alternative si sono dimostrate resilienti di recente e, proprio in un periodo di forte incertezza come quello in cui ci troviamo, possono confermare le loro proprietà di diversificazione. Tuttavia, riuscire a sviluppare soluzioni di investimento profittevoli in questo universo resta un’impresa difficile perché richiede investimenti ingenti in tecnologia e personale qualificato. Man Group si è concentrata sullo sviluppo di nicchie di gestione che ci consentono un alto grado di differenziazione e di impatto per i nostri clienti, anche grazie alla piattaforma tecnologica centrale su cui possiamo contare. Guardando al futuro, è importante continuare su questa linea proprio in vista di un cambio del paradigma che guarda a una maggiore sostenibilità e a una selezione più attenta: in quest’ottica possiamo guardare al credito e strategie non direzionali.
Considerando le più importanti tendenze del momento, dall’intelligenza artificiale al boom delle infrastrutture fino alla transizione ecologica, quali asset alternativi offrono maggiori opportunità e dove?
Sicuramente, il contesto attuale offre opportunità di investimento guardando a questi temi. Credo però che, per catturare simili tendenze o anche eventuali cambi normativi, occorra concentrarsi sui titoli ‘giusti’ mettendo da parte etichette fuorvianti. Nel caso specifico di Man Group, guardiamo all’intelligenza artificiale non come a una tendenza del momento ma come a uno strumento cardine nei processi di investimento, nella gestione del rischio e per ottimizzare l’execution delle nostre transazioni. Questo, combinato a un approccio di investimento attivo e selettivo, può consentire di accedere a diverse opportunità. Un’applicazione diretta riguarda le strategie di trend following, che usano sì l’AI ma per individuare tendenze sui mercati liquidi: sistemi di questo tipo hanno generato performance positive l’anno scorso e possono essere considerate complementari a livello di costruzione di portafoglio per gli investitori istituzionali. Non va certamente trascurato l’investimento nel credito ma in maniera dinamica e selettiva: siamo infatti alle porte di un periodo di ristrutturazione delle passività che, complici gli alti tassi di interesse, lascerà sul terreno vincitori e vinti. Opportunità risiedono infine nelle strategie di arbitraggio sulle fusioni e acquisizioni, sia perché la pipeline di operazioni sta riprendendo sia perché i singoli deal tendono a incorporare un costo del denaro maggiore e quindi offrono un extra-rendimento rispetto al passato.
Secondo Aipb, il peso dei private asset nei portafogli dei clienti è dell’1%. Quale può essere il ruolo della consulenza nell’accrescere la consapevolezza di questi prodotti (e degli alternativi in generale) agli investitori? Quali le barriere che ancora sopravvivono?
L’industria italiana del gestito ha approcciato la questione in modo appropriato, cioè cercando di valorizzare i pregi di questi strumenti presso la fascia di utenza che meglio si presta a farvi ricorso: gli high net worth individuals (patrimonio di almeno un milione di euro, ndr). Di conseguenza, il tasso di penetrazione dei private asset nei portafogli dei clienti non dovrebbe preoccupare perché si tratta pur sempre di una classe d’attivo che, per rischiosità e scarsa scalabilità ma anche vincoli temporali più lunghi, tende a rimanere rilevante per gli operatori istituzionali e i family office. Quanto alle iniziative per dare un’ulteriore spinta alla categoria, Pir ed Eltif hanno sicuramente aiutano a creare strumenti più adatti alle esigenze degli italiani così come la defiscalizzazione rappresenta certamente una leva nell’ottica di ottimizzare l’allocazione e rendere più attrattivo l’investimento. Rimane però fondamentale la qualità e l’appropriatezza della strategia di investimento scelta.
Possiamo leggere in quest’ottica anche le nuove partnership con gli operatori locali?
Avendo aperto un ufficio a Milano, siamo riusciti a comprendere meglio le necessità degli operatori italiani e intavolare iniziative che ci rendessero più visibili rispetto al mercato nazionale. Tanto è vero che la nostra gamma prodotti è oggi più riconoscibile. Crediamo che la joint venture con la divisione wealth management del Gruppo Intesa Sanpaolo possa rappresentare un ulteriore volano per lo sviluppo di prodotti dedicati e altamente innovativi. Sarà l’occasione per Man Group di comprendere ancor più da vicino le esigenze della clientela italiana e per F-Ispb di accedere in maniera privilegiata alle competenze di gestione e sviluppo tecnologico di Man Group.
Quali sono gli altri progetti in cantiere per l’Italia? Proseguirete sulla via del potenziamento dei prodotti focalizzati sugli alternativi liquidi o avete in serbo altre iniziative?
Man Group fonda le sue basi sulla costante ricerca di talenti e sullo sviluppo di tecnologie e soluzioni all’avanguardia a supporto dei portafogli dei clienti. Siamo quindi alla ricerca di nuove iniziative che generino performance, considerato il contesto di mercato al di là dei singoli trend di settore.
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