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Nel 2024, 961 ricorsi e 9,4 milioni di euro restituiti ai clienti. In otto anni di attività dell’ACF, sono rientrati nelle tasche dei risparmiatori 165 milioni. “La stagione della conflittualità è alle spalle”
Diminuiscono ancora le dispute tra gli intermediari finanziari e i loro clienti. Anche nel 2024, per il secondo anno consecutivo, il numero dei ricorsi presentati all’Arbitro per le controversie finanziarie è stato inferiore alla soglia dei mille casi: 961, a fronte dei 963 del 2023. E calano anche la percentuale di accoglimento, che si attesta sotto il 50%, e i risarcimenti ai risparmiatori, che ammontano complessivamente a 9,4 milioni di euro. È quanto emerge dalla relazione annuale dell’ACF, stando alla quale l’andamento del primo trimestre del 2025 è in linea con il biennio precedente, mentre nel complesso i ricorsi presentati dal 2017 ad oggi stanno per varcare la soglia dei 12mila, per un totale di 165 milioni di euro rientrati nelle tasche dei clienti in otto anni.
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Cala la conflittualità
Il report sottolinea come il consolidamento di un trend al ribasso sia un segnale positivo, in quanto “coerente con l’obiettivo di proporsi quale strumento che si adopera anche per definire orientamenti applicativi della normativa che possano fungere da guida per gli operatori professionali”. “La stagione della conflittualità seriale dello scorso decennio può dirsi messa definitivamente alle spalle, sostituita ora da controversie più eterogenee e innovative, caratterizzate da livelli di complessità più elevati”, ha sottolineato il presidente ACF, Gianpaolo Barbuzzi.
Aumentano gli accordi tra le parti
Sui 961 ricorsi ricevuti dall’Arbitro, sono stati 783 quelli ammessi e sono aumentati i casi di estinzione dei procedimenti grazie all’accordo tra le parti (179 rispetto ai 123 del 2023). I ricorsi presentati sono stati fatti per il 44% da residenti nelle regioni settentrionali, per il 30% da quelli del Sud e delle Isole e per il 24,6% da abitanti del Centro Italia. Residuale (2%) la componente di ricorrenti residenti all’estero. Le richieste di risarcimento sono state complessivamente pari a 56 milioni di euro, per un valore medio unitario record di 70mila euro. I procedimenti hanno coinvolto 71 intermediari, con una netta prevalenza di quelli bancari (60).
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Non si attenua il gender gap
Non accenna a diminuire, invece, il gender gap: oltre due ricorrenti su tre (67,1%) sono infatti di genere maschile. In questo contesto, inoltre, “pur registrandosi un’apprezzabile crescita in ambito famigliare dei casi di cointestazione degli investimenti, le scelte gestionali finiscono con l’essere il più delle volte riconducibili al solo marito”, si legge. Il gap è più marcato tra le fasce di ricorrenti più anziani, mentre tende ad annullarsi tra gli under 40, “il che fa ben sperare in prospettiva”, viene messo in evidenza. Si mantiene però saldamente elevata l’età anagrafica dei ricorrenti, con percentuali che trovano conferma di anno in anno: oltre il 70% appartiene alle tre fasce decennali che vanno dai 45 ai 75 anni.
Sale l’ammontare della richiesta di risarcimento
In continuo e significativo aumento risulta poi la quota di ricorrenti che opta per l’assistenza di un legale: dal 60% del 2023 al 68,2% dello scorso anno. I motivi sono chiari, spiega l’Arbitro: “L’alta percentuale di ricorsi ‘assistiti’ si deve, anzitutto, alla rilevanza economica degli interessi coinvolti”. Il valore medio unitario delle richieste di risarcimento ha infatti superato nel 2024 la cifra record di 70mila euro, per un controvalore complessivo di quasi 56 milioni di euro. Infine, è stata ulteriormente erosa la durata media dei procedimenti, ridottasi a 241 giorni dai 319 del 2023. “Abbiamo un ultimo miglio da percorrere per ricondurre tutti i procedimenti entro lo standard dei 180 giorni. Stiamo sinergicamente adoperandoci”, conclude l’ACF.
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