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Secondo l’ultimo sondaggio di Goldman Sachs, il mercato è pronto a convergere sull’asset class. Ma geopolitica e divari nelle valutazioni rischiano di limitare l’ascesa. Private credit e infrastrutture i segmenti più ambiti, con la speranza di una ripartenza del reale estate
Cresce l’ottimismo degli investitori nei confronti degli asset alternativi. Lo evidenzia la nuova indagine di Goldman Sachs Asset Management dal titolo Private Markets Diagnostic Survey del 2024, che mostra come a riscuotere successo siano soprattutto credito privato e infrastrutture. Una dinamica, quella descritta dalla survey, sulla quale gli addetti ai lavori vedono però stagliarsi due minacce: la geopolitica e le valutazioni.
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Private credit e infrastrutture nel mirino
Anche se la percezione generale è ampiamente positiva su tutte le asset class, con i gestori più ottimisti rispetto agli investitori, lo studio mette in luce alcune importanti differenze di approccio. Mentre le allocazioni sul mercato privato si diversificano, aumentando i livelli di distribuzione, tra i segmenti sui cui gli investitori continuano a puntare in modo attivo ci sono infatti il private credit e le infrastrutture: nel primo caso, è generalizzata la convinzione di continuare a realizzare performance costanti nonostante il passaggio da un ciclo di mercato all’altro; nel secondo, sono il 75% del campione coloro che si dicono pronti a supportare ancora la categoria. Dove il budget si conferma invece sotto-allocato sono le strategie incentrate sul private equity, che raccolgono la fiducia di una parte del mercato ma scontano un calo di interesse soprattutto da parte degli operatori attivi negli Stati Uniti. Problematico anche il comporto del real estate, con il 38% degli investitori che vede migliori opportunità di investimento rispetto al 31% di chi le ritiene meno positive. Un quadro che conferma quanto affermato da Dan Murphy, head of Alternative Portfolio Solutions di Goldman Sachs AM, cioè che “il sentiment sta lentamente passando da cauto a coraggioso”, ha constatato Dan Murphy. “Dalla survey dello scorso anno emergeva che investitori e gestori stavano seguendo la rotta mentre quest’anno l’ottimismo è in crescita ovunque”, ha detto, sottolineando come crescano (quasi il 50% li indica) anche le operazioni sul mercato secondario e co-investimenti.
Gestori sempre più attrezzati
Sul fronte dell’industria, i gestori stanno ampliando la propria offerta. Quasi un terzo degli asset manager intervistati dal Goldman Sachs sta infatti considerando o utilizzando la vendita di una partecipazione azionaria per capitalizzare le management company. Con la frenata delle exit per via delle preoccupazioni legate alle valutazioni elevate, in particolare da parte degli investitori, l’indagine ha evidenziato che gli operatori si stanno concentrando sulla crescita della top-line come principale fonte di creazione di valore per colmare il gap. Si registra anche un’uscita dalla tipica struttura di drawdown, con veicoli semi-liquidi che si espandono fino a includere strategie di equity, e il 79% del mercato intento ad aumentare o mantenere lo stesso livello di impiego di capitale. Altri fattori cui viene attribuita importanza sono la liquidità, con i gestori che valutano costantemente soluzioni per restituire il capitale agli investitori anche mediante un aumento dell’engagement con il mercato secondario, e l’intelligenza artificiale, considerata il principale driver d’innovazione del settore dal 37% dei sondati insieme al mercato retail (20%).
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La geopolitica prima tra i rischi
In cima alla lista delle preoccupazioni che continuano ad attanagliare gli addetti ai lavori ci sono i rischi geopolitici, che vanno sostituendosi ai timori per una recessione o per la politica monetaria di Fed e BCE. Se l’anno scorso la contrazione dell’economica veniva indicata come principale minaccia dal 48% campione, quest’anno la quota di chi se ne preoccupa raggiunge a mala pena il 35% mentre sfiora il 61% quella di coloro che hanno i conflitti geopolitici in cima alla lista delle possibili minacce. Un ostacolo che fa il paio con le valutazioni elevate, indicate dal 40% degli intervistati. “L’attenzione all’andamento del quadro macro si è ridotta in scia a un miglioramento delle principali variabili di mercato”, ha chiosato sul tema Jeff Fine, global co-head of Alternatives Capital Formation di Goldman Sachs Alternatives. È suo parere che gli investitori appaiano relativamente più attenti al pericolo di downside rispetto ai gestori, mentre questi ultimi si dichiarano più preoccupati della regolamentazione rispetto agli investitori.
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